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I corpi tra costrizione e liberazione: l’arte di Michaela Stark

Aggiornamento: 20 ago

Rubrica: Attivismo artistico


Michaela Stark è un’artista, sarta, designer e modella. Le sue creazioni, apparse sulle più importanti riviste di tutto il mondo, esplorano i confini fra arte e moda e, attraverso capi di lingerie, valorizzano forme e parti del corpo sistematicamente nascoste e giudicate dalla nostra società.


La performance di Michaela Stark al Tate Britain a Londra
La performance di Michaela Stark al Tate Britain a Londra

Stark ha studiato moda in Australia, il suo paese natale, e in seguito ha lavorato come sarta di alta moda a Parigi, per poi stabilirsi a Londra. Nel corso della sua carriera ha collaborato con artistə come Nick Knight, Jean Paul Gaultier, Beyoncé, Sam Smith e Shygirl. Le sue creazioni giocano con il contrasto fra tessuti delicati come la seta e il tulle, tinti a mano e impreziositi da decori, e corsetti asimmetrici che stritolano i corpi fino all’estremo, rimodellandoli e valorizzando le forme solitamente disprezzate.


La designer sostiene che la moda sia in grado di scuotere e provocare le persone, apportando importanti cambiamenti culturali, proprio come l’arte, nonostante nella maggior parte dei casi non sia considerata tale a causa della sua dipendenza dalle dinamiche capitalistiche del mercato.


Michaela Stark per il magazine Perfect
Michaela Stark per il magazine Perfect
«Per me non c’è mai stato il problema di chiedermi se l'arte è moda e se la moda è arte. […] Sono un’artista e il mio modo di esprimermi è attraverso la moda, non credo che potrebbe essere diversamente».

La sua sperimentazione è totalmente materica e corporea: tramite l’esplorazione di tecniche sartoriali libera i corpi. Partendo proprio dalla costrizione della corsetteria vittoriana, Stark indaga le imposizioni di modelli di bellezza sulle donne, cosa che lei stessa ha vissuto sulla propria pelle.


«La moda a lungo mi ha fatta sentire peggio riguardo al mio corpo rinforzando insicurezze e dismorfia corporea. Quando ero a casa e non indossavo molti vestiti mi sentivo a mio agio e libera, stavo bene con me stessa. Ma quando uscivo nel mondo gli abiti mi stavano male, si spostavano costantemente, la mia gonna si sollevava mentre camminavo, la mia pancia si riversava sopra la cintura, il mio seno si muoveva perché la vestibilità non era mai stata pensata per una ragazza della mia taglia».


Appunti di bozzetti di Michaela Stark
Appunti - Estate 2020

La genialità di Stark risiede nel catturare quel sentimento di estremo disagio che provava in adolescenza rispetto ai vestiti ed esagerarlo, reinterpretarlo per riappropriarsene e trasformare la vergogna in libertà di espressione. Ora ricerca quello che più temeva: il seno e la pancia che fuoriescono dai vestiti, l'asimmetria, i peli e le vene visibili; ciò che andava costretto, viene liberato e valorizzato, contorcendo se stessa e lə modellə con cui collabora.


«Sembra assurdo, ma effettivamente se i vestiti non ti entrano o non ti stanno bene non c’è nulla di strano, anzi è abbastanza normale».


Ricercando la scomodità fisica e sociale, Stark apre un dialogo con e sul corpo, scatenando una rivalutazione della bellezza convenzionale. Evidenziando parti del corpo che la società vuole nascondere o eliminare, consente di far emergere dal sottosuolo dell’inconscio collettivo le origini del disagio che si trovano nella mostruosità più profonda. Agli occhi abituati ai canoni standard di come un corpo deve essere, apparire, conformarsi e comportarsi, la rappresentazione che Stark offre è totalmente rivoluzionaria. Distrugge le norme sociali binarie, ripensando anche alla nudità: la pelle scoperta non è per forza pericolo, disagio, vulnerabilità, ma può essere anche sicurezza e forza. Rappresentando i corpi in nuovi modi, si creano nuovi modi di esistere ed è così che Stark crea appositamente i manichini su cui lavorare con le forme simili alle sue, non trovandone sul mercato.


Autoritratto di Michaela Stark
Autoritratto - September 2023

Ciò che crescendo l’ha più influenzata, essendo della generazione millennial, sono i Victoria’s Secret Fashion Show. Stark ricorda di quando a 14 anni lei e le sue amiche erano ammaliate dall’atmosfera e dalle modelle vestite da angeli che le incantavano percorrendo la passerella. Tuttavia, a distanza di anni, l’artista ritiene che in quel momento si stava formando in loro l’illusione della dream girl che ha contribuito ad alimentare la dismorfia corporea in una generazione intera di donne: le modelle proponevano alle adolescenti una magrezza estrema.


La creazione di Michaela Stark per il Victoria's Secret The Tour 2023
La creazione di Michaela Stark per il Victoria's Secret The Tour 2023

Nel 2023 Victoria’s Secret ha chiesto a 20 artistə da tutto il mondo di reimmaginare il loro show - all’epoca in crisi e in cerca di un rebranding. Michaela Stark ha cercato di ragionare sull’aspetto attrattivo e divertente, senza annullare il lato problematico ed escludente. La strada che ha voluto percorrere è stata quella di reimmaginare il loro simbolo: l’angelo, optando per delle ali rappresentate da un fiocco rosa enorme, concentrandosi così su cosa le modelle indossassero, invece che sui loro corpi.


«È stato quasi terapeutico, perché stavo letteralmente usando i vestiti che erano l’emblema degli standard di bellezza per liberare il corpo.»





La risposta ai commenti grassofobici di Michaela Stark in collaborazione con Sports Banger team
La risposta ai commenti grassofobici di Michaela Stark in collaborazione con Sports Banger team

Se da una parte il lavoro di Stark è stato dirompente e ha aperto una piccola fessura nella rappresentazione dei corpi negli ambienti mainstream della moda, il backlash - la risposta del pubblico - è stato durissimo: “BRING BACK GISELE!” era ciò che si leggeva nelle migliaia di commenti su Instagram, riferendosi alla modella Gisele Bündchen e alla sua magrezza, frase di cui poi Stark si riapproprierà con grande ironia. La ripercussione grassofobica è stata causata dalla paura di perdere una piccola porzione di privilegio in uno degli ambienti più esclusivi ed escludenti. I fashion show di Victoria’s Secret si basano proprio sull’irraggiungibilità degli standard corporei delle modelle e sul culto della magrezza che alimenta l’obbligo dei corpi femminili di essere docili e obbedienti, venendo costantemente analizzati e sorvegliati. Stark ha cercato di svincolare i corpi da questa logica, creando uno spazio per altre fisicità, ma Instagram, nonostante sia un luogo che le permette di esprimersi e raggiungere tantissime persone, non aiuta a creare un ambiente sicuro, anzi fomenta l’odio, tanto da aver ricevuto svariate minacce di stupro e ritrovare il suo account eliminato dalla piattaforma.


Questa risposta così dura è da contestualizzare nel nostro periodo storico in cui le idee e le pratiche conservative stanno ritornando sempre più forti, così come la cultura della magrezza dei primi anni 2010. Ciò è molto evidente sia dal ritorno dei Victoria’s Secret Fashion Show - che non hanno dovuto subire praticamente alcun rebranding, men che meno un ripensamento sulla rappresentazione dei corpi - sia, tra gli altri, dalla forza con cui l’appetibilità della catena di negozi Brandy Melville continua a resistere, nonostante gli enormi scandali sui consumi e rifiuti eccessivi, sul razzismo e sulla grassofobia - vi è un'unica taglia, piccolissima - di cui si è parlato negli ultimi anni, trattati anche dal documentario Brandy Hellville: L’inferno del fast fashion, disponibile in Italia su Sky e Now TV.



Dall’altra parte Michaela Stark con la sua linea ready-to-wear Panty offre taglie che vanno da una XXS a una 5XL, continuando a schierarsi per poter incidere sul sociale attraverso la moda e poter disubbidire al sistema che sottomette i corpi; questo riesce a farlo essendo sempre sostenuta dalla comunità queer, di cui Stark spesso parla e a cui tiene molto, che è riuscita a trovare tra Parigi e Londra. Proprio quest’ultima città ha una cultura molto legata alla moda come ribellione ed emancipazione; anche grazie a Michaela Stark questo aspetto di Londra sembra poter continuare.



f.v.

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