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Restrizione. Perché l’abito ha sempre castigato la bellezza femminile?

Aggiornamento: 14 feb



Per secoli il corpo femminile, ritenuto per natura peccaminoso, si è trovato inserito in strutture rigide e artificiali che, non solo nascondevano il corpo, ma lo modificavano, castigandolo in rigidissimi corsetti. Passando da quelli in ferro, a quelli in ossa di balena, arrivando alle sottogonne (o crinoline) che staccavano il tessuto dalle gambe limitando il movimento e nascondendo le forme fisiche, andando a innescare dentro ogni donna un sentimento di inadeguatezza e peccaminosità legato al corpo che fin dall’infanzia hanno dovuto imparare a nascondere e controllare, creando in ognuna un sentimento di vergogna. 

Questo atteggiamento di restringimento del corpo attuato sulla donna palesava simbolicamente il confinamento in cui essa poteva muoversi socialmente: uno spazio ridotto e designato per lei dal sistema patriarcale.


Le forme superficiali degli abiti mutavano nei secoli, soggette agli avvenimenti storici culturali del contesto geopolitico in cui si creavano. Si allargavano e si riducevano le gonne, si alzavano e si abbassavano gli orli, cambiavano i colori, si aggiungevano gli orpelli, i merletti e i tessuti diventavano sempre più pregiati: questi sono i soli elementi attraverso i quali le donne potevano “giocare” ed esprimere se stesse e il loro mondo, ma la struttura opprimente  dell’abito rimaneva comunque immutata, fissa e bloccata nel tempo. 

Grava da secoli sulle spalle di ogni donna l’idea di voler performare dentro delle strutture impossibili, punendo se stessa e la propria natura, poiché è quello che da sempre viene imposto e insegnato, essendo ritenuto il sesso femminile da plasmare e trasformare utilizzando l’abito come un mezzo di controllo e di oppressione patriarcale.


Solo negli anni venti la donna  si riesce a liberare della gabbia fisica opprimente nella quale è stata imprigionata per secoli, abbandonando corsetti e sottogonne, ma, malgrado questo, non riuscirà mai a uscire dalla vera gabbia in cui è sempre stata rinchiusa: l’idea di dover inserirsi all’interno di una struttura che trasforma il corpo seguendo  delle linee scelte dall’uomo, che nei secoli detta in modo incalzante un'idea femminile che impone nella società e che, il costume, per definizione stessa, riproduce. 


Ed è con fatica che grandi creative del secolo scorso hanno cercato di distruggere questa influenza patriarcale su quello che la donna può e vuole indossare, facendo in modo che siano delle donne, che pensano e agiscono, a creare degli abiti per altre donne per pensare e agire nella vita di tutti i giorni. Nonostante questo, permane tutt’oggi nelle donne l’idea di voler plasmare il proprio corpo al fine di soddisfare delle linee imposte socialmente dal genere maschile.

b.b.






1 Comment


Giorgia
Mar 11

Tema sempre attuale! Penso banalmente ai tacchi... Bellissimo articolo!!

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