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The Rocky Horror Show: Don't Dream It, Be It!

Negli anni ’50, le sale cinematografiche avevano l’abitudine di utilizzare una pratica di marketing chiamata double feature, questa consisteva nel proiettare due film consecutivi in una singola serata, uno dopo l’altro, ad un prezzo più conveniente rispetto all’acquisto di due biglietti singoli. La categoria prediletta dai distributori per il secondo spettacolo, la sera tardi, erano i film horror e di fantascienza che assumono da quel momento in poi il ruolo di pellicole di serie B. Con i loro primitivi effetti speciali e le storie elaborate, le science fictions venivano abbinate a kolossal più mainstream, diventando film popolari - soprattutto tra i giovani - capaci di coinvolgere il pubblico in un mondo fantastico.

il logo della RKO, una torretta elettrica sul globo terrestre
Lo storico logo della RKO Pictures

In un panorama nel quale il cinema diventa fondamentale per la cultura di massa, la casa di produzione e distribuzione che ha contribuito maggiormente a consolidare il genere orrorifico è la RKO Pictures, fondata nel 1928 da David Sarnoff e Joseph P. Kennedy a seguito del successo della stessa compagnia in ambito teatrale (la RKO Radio Picture), in particolare con il vaudeville, un antenato degli spettacoli di varietà. Tra i cult prodotti, la RKO vanta film come King Kong (Merian C. Cooper, 1933) - con la storica scream queen Fay Wray - Il bacio della pantera e I walked with a zombie (Jaques Tourneur, 1942- 1943) che le hanno permesso di aggiudicarsi, fino alla sua dipartita per ragioni economiche nel 1959, un posto tra le cinque Majors hollywoodiane del cinema classico.

Negli anni ’70, quando lo sfarzo della RKO si era concluso da tempo, così come la pratica della double feature, passata di moda a causa dall’arrivo della televisione, lo sceneggiatore e compositore britannico Richard O’Brien - preso dalla smania di sfogare la sua espressione artistica - decide di omaggiare i ricordi di un’infanzia rock ’n roll e la sua passione per i b-movies unendoli all’auto-esplorazione della sua identità queer, creando uno spettacolo camp: questa è la genesi esplosiva del Rocky Horror Show.

Ho scritto The Rocky Horror Picture Show quando ero senza lavoro e al verde. Era il mio modo di affrontare la noia e la frustrazione di essere disoccupato. Richard O’Brien
Science Fiction- Double Feature, performance originale di Patricia Quinn (1973)

At the Late-Night Double Feature Picture Show! (in the back row)

By RKO!


The Rocky Horror Show, debuttato il 16 giugno del 1973 al Royal Court Theatre di Londra, racconta la storia di due novelli fidanzati - Brad Majors e Janet Weiss - che, mentre si recano a far visita ad un vecchio amico in comune, durante una notte buia e tempestosa, si imbattono nella spaventosa dimora del dottor Frank ‘n Further; quest’ultimo, con l’aiuto dei suoi fedeli servitori Riff-Raff e Magenta, convincerà - e costringerà - Brad e Janet a rimanere, travolgendoli in un vortice di seduzione parascientifica

… A night they’re going to remember … for a very long time!

Oltre alla trama capace di combinare il lato gotico di Frankenstein (Mary Shelley, 1818) a pellicole pop su viaggi spaziali in galassie lontane quali Forbidden Planet (Fred M. Wilcox, 1956), uno degli aspetti più accattivanti del musical è sicuramente il suo inconfondibile stile, manifestato attraverso un’estetica audace, dai colori vivaci e kitsch. Questo elemento visivo sottolinea la natura sfacciata e giocosa dell’opera, promuovendo un senso di libertà espressiva, che ha da sempre turbato la critica e attirato il pubblico, provocando una forte rottura con l’ormai terminato conservatorismo degli anni ’60. 


Over At The Frankenstein Place (Performance di Susan Sarandon e Barry Bostwick, 1975)

Prendendo come esempio il suo protagonista per eccellenza, Frank ‘n Further - la cui interpretazione è saldamente collegata all’iconica performance di Tim Curry - , con il suo corsetto glitterato, i tacchi alti ed il trucco pesante, incarna perfettamente l’ideale glam rock dell’epoca, confermato dalla costumista Sue Blane, anche conosciuta come “la regina del glam”,  celebre nell’ambiente musicale e teatrale londinese di inizio anni ’70 e ispiratrice dello stile punk for fashion di Vivienne Westwood.



Contestualizzato nelle rivolte artistiche degli anni ‘70, Il RHS non è una semplice commedia musicale, ma diventa un manifesto di esplorazione dell’identità di genere contro l’emarginazione imposta alla comunità queer: grazie alla sua estetica che sintetizza questa energia ribelle e la sua creatività senza limiti.

“La radio dell'auto di Brad e Janet sta trasmettendo in diretta il famoso discorso di dimissioni di Richard Nixon, pronunciato nel 1974. Nixon era apertamente omofobo, in particolare riguardo all’omosessualità rappresentata nei media. […] Ciò stabilisce che il mondo esterno - ostile verso la queerness - è piovoso e buio. [...] un forte contrasto con il mondo che Brad e Janet vivono all’interno del castello di Frank ‘n Further, un universo che permette loro di esplorare le proprie identità.”

Jackie Roach


Rose Tint My World (Performance del cast di TRHPS, 1975)

Il fenomeno del RHS si è espanso fino alla creazione, nel 1975, di una pellicola tratta dallo spettacolo, voluta dallo stesso sceneggiatore Richard O’Brien e dal collaboratore e regista Jim Sharman: The Rocky Horror Picture Show,  grazie al quale le performance (la pellicola porta sullo schermo la maggior parte degli attori teatrali), i costumi, le ambientazioni e la colonna sonora sono stati impressi per sempre nell’immaginario collettivo.

omaggio nel film The Rocky Horror Picture Show al logo della RKO
Un omaggio alla RKO Picture nel film del 1975

Uno degli aspetti fondamentali del Rocky Horror Show, infatti, diventata il suo coinvolgere il pubblico nei numeri musicali, testimone del fatto che ognuno è spinto a sentirsi libero di esprimersi: il RHS si trasforma allora in un momento di condivisione estremo con l’abilità di sfidare le convenzioni sociali restrittive e i pregiudizi che spesso relegano le minoranze queer ai margini della società. Il castello di Frank ‘n Further è un luogo di libertà, senza limiti di alcun genere, dove le identità possono essere vissute senza paura.

Attraverso questa rappresentazione, il musical invita a riflettere sull’importanza di accogliere la diversità come una fonte di innovazione culturale, risemantizzando a suo modo l’ ”eccentricità” queer e opponendosi alle logiche di esclusione e discriminazione che hanno segnato la storia delle lotte della comunità stessa. In questo senso, il Rocky Horror Show si configura come un gesto politico e culturale di resistenza.



M.F.

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