The Last Dinner Party: per un alt-rock queer e femminista
- Alessia Melotto
- 4 nov
- Tempo di lettura: 6 min
Uscito lo scorso 17 ottobre, From the Pyre è il secondo album della band britannica The Last Dinner Party che, con soli due dischi all’attivo e una carriera ancora giovane, ha già conquistato uno spazio di primo piano nella scena rock e alternativa europea, ma non solo. Dopo avere calcato i palchi dei festival più importanti vestitə con gonne a fiori e corsetti barocchi cantando di female rage e della propria queerness e avere vinto numerosi premi (tra cui due Brit Awards), il gruppo londinese, formato esclusivamente da donne e persone non binary, è stato in grado di costruire intorno a sé una comunità coinvolta e affezionata, che popola i loro live di abiti cottagecore, corone di fiori e uno spirito di condivisione in un’atmosfera che non ha nulla da invidiare ai concerti di grandə artistə.

È il 2018 quando Abigail Morris (cantante), Georgia Davies (bassista) e Lizzy Mayland (chitarrista) si incontrano all’università e formano il primo nucleo della band, a cui poco dopo si aggiungono anche Emily Roberts (chitarrista) e Aurora Nishevci (tastierista e direttrice d’orchestra). A causa della pandemia di COVID, il gruppo si ritrova costretto a provare a distanza prima di riuscire a suonare i primi live in piccoli pub a Londra. Ben presto il loro nome inizia a circolare e la band suona davanti a pubblici sempre più grandi e in locali indipendenti storici della scena musicale della capitale, finché i video dei loro concerti finiscono sui social e vanno virali: lə The Last Dinner Party diventano immediatamente un fenomeno da seguire. Questo primo, iniziale successo garantisce loro un contratto con un’etichetta discografica (pur non avendo ancora pubblicato singoli) e l’offerta di esibirsi come opener per il grande concerto dei Rolling Stones a Hyde Park nel luglio 2022.

Ancora prima di lanciare la propria carriera, il gruppo si ritrova però al centro di polemiche: molti, infatti, lə accusano di essere “industry plants”, ovvero di avere raggiunto la fama grazie a conoscenze e risorse personali nell’industria musicale e di essere quindi una band “costruita” ad hoc per funzionare. Fin dall’inizio smentite dal gruppo, è interessante notare come queste speculazioni, che hanno colpito di recente anche altrə artistə come le Wet Leg e Chappell Roan, siano generalmente indirizzate contro chi è accusatə di essere arrivatə al successo troppo in fretta e si scagliano con particolare violenza contro cantantə queer e band all-female.
Come ha notato la stessa Morris, cantante del gruppo, questi attacchi non sono nuovi nei confronti di artistə emergenti e spesso il pubblico mainstream (soprattutto online) fatica ancora ad accettare che la musica alt-rock non sia più dominata da band di soli uomini:
A lot of people are acting like we’re the first people to do this, which is so not true because there are so many other female and non-binary-led bands in London, and before us.
Già dagli anni Novanta infatti ci sono state band al femminile che hanno lottato per rivendicare uno spazio in un’industria musicale che, per decenni, aveva fatto di tutto per relegarle ai margini ed escluderle da determinati generi, a partire dal punk-rock; è anche grazie alla rivoluzione di un movimento come quello delle Riot grrrl se oggi possono esistere e avere successo gruppi musicali queer e all-female, ma ancora troppo spesso nel mainstream la portata di questo cambiamento rischia di essere ridotta.
Lə The Last Dinner Party si inseriscono quindi in un contesto più ampio, recuperando spunti dalla tradizione del genere e innestando su di essi la loro identità personale: rielaborando le sonorità e lo stile di Kate Bush, Sparks, Queen e David Bowie, la band britannica concepisce un universo musicale e visivo originale e intimo, in cui queste influenze e uno sguardo esplicitamente queer si mescolano ad una rappresentazione per immagini legate all’iconografia cristiana e classica. Già in Prelude to Ecstasy, album d’esordio, il gruppo rilegge in chiave femminista e queer l’immaginario religioso per esplorare il percorso di accettazione della propria queerness, essendo loro cresciutə in ambienti e famiglie profondamente credenti, come avviene in My Lady of Mercy.

Il senso di colpa dettato da un retaggio religioso e sociale non è però un freno per la rivendicazione della propria sessualità, e la riflessione intorno a questo tema è centrale nella discografia di The Last Dinner Party, in cui oltre a pezzi come Sinner, scritto da Mayland per parlare della scoperta della propria identità di genere dopo essersi trasferitə a Londra, si trova anche la hit Nothing Matters, singolo d’esordio rilasciato nell’aprile 2023 che catapulta definitivamente la band verso il successo. Scritta da Morris e concepita inizialmente come una ballad per solo pianoforte e voce, con il contributo del resto del gruppo si aggiungono una sezione di fiati e assoli di chitarra che trasformano il pezzo in un coinvolgente inno alt-rock, accompagnando un testo che parla in modo onesto ed esplicito dell’essere innamoratə all’interno di una relazione e del rivendicare per la donna un ruolo attivo anche dal punto di vista sessuale. Come ha spiegato la stessa Morris in un’intervista a Variety:
There’s something so powerful about a woman saying ‘I will fuck you,’ about being active rather than passive in sex. […] It’s important to hear women in that position.
Cantato a squarciagola dal pubblico nei loro concerti, il ritornello di Nothing Matters diventa dunque anche un’occasione per riflettere sugli ostacoli che le donne si ritrovano ad affrontare per liberarsi dalle aspettative e dalle norme a loro imposte da una società che le vorrebbe sempre composte, eleganti e obbedienti. Costrette a sopportare per secoli queste imposizioni, che spesso finiscono per essere interiorizzate e, dunque, percepite come “naturali”, le donne accumulano di generazione in generazione una rabbia ancestrale (la female rage) che finisce per tramandarsi di madre in figlia ed essere un comune denominatore nell’esperienza dell’essere donne.
Dopo il successo del primo album, a poco più di un anno di distanza The Last Dinner Party tornano con un nuovo album, From the Pyre, rilasciato lo scorso 17 ottobre e che porterà la band in tour in Europa e Nord America. Riprendendo i temi già esplorati nel disco di esordio, la band continua la propria riflessione su queerness, female rage e maternità con una maturità nuova e con una sperimentazione sonora sorprendente che supera gli spunti già presenti in Prelude to Ecstasy, dimostrando come il gruppo non abbia intenzione di scendere a compromessi sulla propria identità musicale. Un’identità che riflette anche dal punto di vista estetico in una direzione artistica studiata e curata nei minimi dettagli, dove lo stile musicale si traduce in un immaginario visivo popolatissimo e ricco di suggestioni, che trasforma il progetto di The Last Dinner Party in un universo sensoriale totale. Il mondo delle loro canzoni viene infatti espanso in una sorta di progetto cinematografico in frammenti attraverso la realizzazione di video musicali dai toni mistici e teatrali e un vero e proprio short film che segue l’uscita di Prelude to Ecstasy, in cui lə variə componenti della band interpretano i personaggi che popolano i loro pezzi e ne vivono in prima persona le storie.
Il progetto estetico della band arriva anche sui palchi dei loro concerti, in cui a gonne a fiori e abiti cottagecore si affiancano armature e completi coordinati oversize, creando dei veri e propri costumi che si accumulano sul massimalismo sonoro e trasformano i live in esperienze in cui l’aspetto visivo è centrale quasi tanto quello musicale. Questi accostamenti in fatto di outfit, a volte frutto di collaborazione con grandə stilistə, danno vita a un risultato non convenzionalmente “bello”, ma affascinante e intelligentemente ironico nel suo giocare sull’avvicinamento di elementi esteticamente piacevoli ed elementi grotteschi, in una via di mezzo tra il sublime e il decadente che è anche il riflesso del loro stile musicale. La sperimentazione in termini visivi e di costumi è per la band anche un modo per riappropriarsi dell’estetica di un genere musicale come il rock, che ha storicamente escluso le donne dalle sue fila restando legato a un aspetto quasi unicamente maschile e testosteronico – se non per alcuni casi rivoluzionari come il movimento glam rock dei T-Rex e David Bowie, non a caso tra le influenze citate dalla band.

È così che anche i concerti di The Last Dinner Party si popolano di persone vestite di corsetti, accessori DIY e abiti gotici che rivelano partecipazione attiva e grande coinvolgimento da parte di un pubblico sempre più solido e affezionato. Con ambienti di musica live che rischiano di essere sempre più esclusivi ed escludenti, il gruppo britannico vuole trasformare i propri eventi in degli spazi sicuri in cui ogni fan possa sentirsi liberə di esprimere la propria identità senza paura del giudizio altrui e di condividere quest’esperienza liberatoria e di rivendicazione con una comunità intersezionale e queer. Nella speranza che nelle prime file, creativamente ma non soltanto, ci sia sempre più spazio per le donne e per le persone queer:
"It’s just nice to feel like we’re part of a larger movement toward bands again and to women and non-binary people being the norm at the front […] It would be nice if we could be part of a move that changes what a band looks like in the cultural imagination, where people think of a band and they don’t just think ‘four guys with guitars,’ they think a band that looks like us."
Abigail Morris
A.M.





Commenti