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Storie di una donna, donne in una storia con Irene Sivalli

Aggiornamento: 28 mar

Rubrica: Emergere


Irene Sivalli, classe 2001, è una giovane di talento che opera sul territorio bresciano: la sua attività artistica spazia dalla fotografia al video making, ma si occupa anche dell’organizzazione di mostre: l’ultima esposizione organizzata è Fotofficina6, realizzata il 14 dicembre 2024,  in collaborazione con Andrea Consolandi e altri quattro fotografi.


Qual è stata la tua formazione? 


Inizialmente ho frequentato il Liceo linguistico, poi il triennio di scenografia con indirizzo cinema presso l’accademia Laba. In realtà il corso era più focalizzato in regia e direzione della fotografia, fornendo una formazione base sui vari aspetti del cinema, tra cui animazione 3D, costume e fotografia. Inoltre per due anni l’accademia offriva l’opportunità di seguire un workshop di scrittura creativa con il docente Marco Archetti, che, per vocazione personale, ha permesso di ampliare la mia preparazione.


 Com’è nato il tuo interesse per l’espressione artistica? E con quali mezzi ti piace comunicare?


Penso di avere sempre avuto una vena artistica, quindi non mi sarei mai vista dietro una scrivania nel mio futuro, ma purtroppo non essendo molto manuale non ho mai coltivato l’aspetto più figurativo dell’arte. Piuttosto ho sempre avuto un’inclinazione per il cinema e frequentando l’università mi sono avvicinata anche alla fotografia, prediligendo mezzi digitali e analogici - Irene mi racconta che in in questi mesi ha iniziato a scattare con una macchina analogica- attraverso i quali sperimento e do voce alla mia creatività. 

Quindi concretamente parlando mi occupo di fotografia e video, di cortometraggi; sul piano lavorativo mi occupo di creare reel per la promozione di pagine social e attività, oltre alla collaborazione con il Karonte cultural club di Soncino (Cr), per il quale creo contenuti al fine di promuovere gli eventi, accompagnati dagli scatti della  serata. 


Storie di una donna, donne in una storia è il tuo ultimo lavoro: cosa ti ha spinto a creare queste immagini?


Tutto è nato un giorno, casualmente: mentre guidavo ho pensato alla condizione delle donne immigrate in Italia,  a come avrei potuto creare con loro un dialogo dando loro voce e spazio. Il progetto iniziale, pensato per la mia tesi di laurea, avrebbe previsto un lavoro di volontariato presso dei centri per l’impiego per persone  immigrate, dove avrei portato una macchina compatta per fotografare le persone con cui entravo in contatto, documentando il tutto con le immagini e creando un lavoro di reportage, ma a causa di una serie di problematiche non ho potuto proseguire questa strada. Allora, reinventandomi, ho scelto il mezzo della video-intervista e del ritratto. Da qui è nato Storie di una donna, donne in una storia.

Ho seguito questo iter: scrivevo alle donne che volevo intervistare, inviavo loro le domande, facevo l’intervista e mi ritagliavo dei momenti per scattare alcune immagini: ritratti posati o scatti “rubati” che vedono le protagoniste impegnate in attività che le caratterizzano.

E dove hai conosciuto queste donne?


Alcune di queste donne le ho conosciute per caso. Ad esempio Ami, che ho incontrato in Liguria, mentre offriva alle persone la possibilità di farsi fare le treccine, è stata la prima che ho fotografato e le immagini che

ho ottenuto sono quelle con l’estetica più forte.

Invece conoscevo già Anna, immigrata originaria della Polonia, perché lavorava con me al bar,in estate ci siamo conosciute meglio, la sua storia mi ha colpita e ho scelto di raccontarla.

Ho conosciuto Solange e Coura tramite amici in comune: quando sono arrivata da Solange stava dipingendo  e le ho chiesto di continuare mentre la fotografavo; per quanto riguarda Coura, ho deciso al momento di ritrarla insieme alla madre che era vestita in abiti tradizionali senegalesi: ciò mi ha permesso di comunicare il contrasto generazionale tra le due. 

Perchè la scelta del bianco e nero? 


Quando ho seguito il progetto delle interviste, ho realizzato i video e le foto a colori, ma pensando a come disporre le immagini per la mostra, ho notato che ritraendo donne diverse, in ambienti diversi non si veniva a creare una palette cromatica che le accumunava e lasciarle a colori sarebbe risultato disomogeneo, quindi per dare un’ armonia ho deciso di post produrle  in bianco e nero. 


Quali sono le figure che ti ispirano maggiormente nel tuo percorso?


Il mio problema, e per il quale vengo ripresa da Andrea - con il quale Irene ha organizzato la mostra - è che non ho mai fatto una grande ricerca di fotografi, se non per la tesi,  specialmente perchè ho quasi paura di farmi influenzare troppo e non vorrei arrivare a copiare; scelgo per lo stesso motivo di stare lontana dai social. Ѐ come se non inseguissi l’ispirazione, forse è lei che mi cerca: se qualcosa mi colpisce me la segno e poi in un secondo momento ricreo la fotografia. 

Preferisco fare le cose con spontaneità anche se dovrei conoscere, lo ammetto, ed è particolare perchè questa cosa non succede con il mondo del cinema, mi ritengo informata e mi piace conoscere la cifra stilistica dei vari registi, i colori che li caratterizzano e i tagli che adottano.


Era la prima volta che esponevi? Avete in programma altre mostre?


Era la mia prima mostra, eravamo sei fotografi, ma l’abbiamo curata in due, io e Andrea. Erano presenti solo amici e familiari, di conseguenza non ho ricevuto un feedback critico e tecnico, ma più emozionale. Ovviamente non sarà l'ultima dato che ne stiamo già progettando un'altra; mi appassiona molto la parte organizzativa e grazie ad un corso frequentato in università avevo gli strumenti necessari per gestire, più facilmente, tutta la pianificazione dell’evento.



La crescita artistica nel territorio bresciano è stata complessa?


La mostra ha avuto luogo a Orzinuovi in uno spazio nato anche con questa finalità e mi accorgo che si stanno sviluppando sempre più realtà che permettono di esporre le proprie opere. Questo dà l’opportunità di confrontarsi ed emergere in un ambiente che va oltre al palcoscenico dei  social, che personalmente non ambisco, ed è  proprio per questo che in futuro vorrei avere a disposizione spazi fisici più che metafisici nei quali mostrare il mio lavoro.

b.b.

1 comentário


Mary
19 de mar.

Bellissima, brave ragazze!

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