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La tragedia del corpo femminile: Bell in Campo

Nel corso di tutta la storia del pensiero occidentale, si è cercato incessantemente di dare definizione alla natura femminile, per giustificare attraverso supposizioni biologiche e anatomiche un assoggettamento di matrice, in realtà, culturale. Cosa si intende, poi, per natura femminile? Cos'è realmente una donna? Questa domanda è da sempre un punto focale della riflessione femminista. Nel XVII secolo, la filosofa e scrittrice Margaret Cavendish ha cercato di trovare una risposta attraverso la letteratura e il teatro.


margaret cavendish
Margaret Cavendish

Sin dalle prime opere, è evidente che l'interesse di Cavendish sia quello di ricavarsi uno spazio all'interno della querelle de femmes, dibattito che vedeva una pletora di pensatori – tutti uomini – confrontarsi sul più appropriato ruolo socio-politico della donna e sulla sua presunta natura. Una questione femminile, dunque, ma da cui le donne erano a tutti gli effetti escluse, considerate naturalmente sprovviste d'intelletto e, di conseguenza, non sufficientemente colte per potersi esprimere in materia.

Cavendish, pienamente consapevole che le limitazioni imposte dal suo genere le avrebbero impedito di essere presa sul serio nell'esercizio dell'ars retorica, ma pur sempre desiderosa di prendere parte al discorso pubblico, scoprì una via per aggirare questa esclusione attraverso forme letterarie alternative. Dal romanzo fantascientifico Il mondo sfavillante – considerato il primo del suo genere – alle raccolte di osservazioni e pensieri World's Olio e Orations, arriva a destreggiarsi anche nel teatro, sperimentando forme diverse di scrittura per trovare quella più adatta a dare voce alla sua battaglia femminista.


In Orations, pubblicato nel 1662, l'autrice indaga proprio la natura femminile, addentrandosi in un sentiero che non avrebbe più abbandonato per il resto della sua carriera letteraria. La domanda che aleggia tra le pagine di quest'opera, senza tuttavia trovare risposta, è: che cos'è una donna?

Una definizione adeguata, all'interno della società del tempo, sembra introvabile, poiché le stesse convenzioni e norme su cui quest'ultima si costruisce impediscono alle donne di partecipare attivamente alla loro auto-definizione, costringendole anzi a subire passivamente le decisioni che il genere maschile prende per – e su – di loro. L'autrice dunque intuisce che, per trovare una risposta, occorre trascendere la propria contemporaneità e ricorrere all'utopia, proiettando i propri dubbi all'interno di personaggi da far agire su un palcoscenico in cui ogni cosa può diventare possibile.


Da questa intuizione viene alla luce Bell in Campo, una pièce teatrale che supera il mero intrattenimento per sondare e sovvertire le rigide convenzioni sociali del suo tempo. Attraverso il dramma, infatti, i pensieri di Cavendish si manifestano per bocca di multipli personaggi che, dialogando, non solo si mettono in discussione tra di loro, ma portano a galla la complessità della coscienza della loro autrice, che tra gli slanci progressisti e illuminati, commette anche passi falsi, rimanendo prigioniera dello sguardo maschile.

Il dramma si costruisce su un impianto tragico, ma vi si discosta a più riprese, privilegiando il contenuto alla forma, e adattando infatti quest'ultima alle necessità del discorso su cui Cavendish ha urgenza di far luce.


bell in campo

Bell in Campo narra la storia di un gruppo di donne che, stanche di essere considerate creature deboli e inette, e desiderose al contrario di affermare il proprio valore politico-sociale, decidono di seguire i mariti al fronte e combattere a loro fianco. Questa decisione è l'innesco di una vera e propria rivoluzione, tanto personale quanto collettiva: il loro desiderio di combattere, infatti, non è solo una dimostrazione di fedeltà muliebre, ma un gesto di ribellione contro le aspettative sociali, che le volevano confinate al ruolo di madri e mogli.

Di fronte allo scetticismo degli uomini, spaventati dalla prospettiva di disordine e fastidio che le mogli innescherebbero sul campo di battaglia – distraendoli dai loro impegni e venendo meno ai loro tradizionali incarichi domestici – queste ultime prendono la decisione di separarsi da loro e organizzarsi autonomamente in un esercito di amazzoni, riunendosi sotto la guida di Lady Victoria, moglie del Lord generale.


“Abbiamo un corpo di cinque o seimila donne [pronte a combattere] e loro credono che noi recheremmo disagio, perché il sesso maschile è dell’idea che siamo buone solo a riprodurci e a crescere i figli, ma siamo altrimenti un fastidio in un Commonwealth, perché anche se lo accresciamo con la nostra prole lo ostacoliamo con la nostra debolezza”


Le donne, dunque, si trovano nella paradossale condizione di essere il "disturbo" stesso all'ordine della società, pur rimanendo a quest'ultima essenziali. La loro possibilità di realizzarsi autonomamente, dunque, deve necessariamente coincidere con la scissione dai ruoli tradizionali, un'affermazione del proprio valore in aperta sfida con le concezioni maschili che le ritengono per natura deboli, inette e prive di intelligenza.

Attraverso le parole di Lady Victoria, Cavendish afferma che "la ragione di queste opinioni erronee del sesso mascolino nei confronti di quello effemminato è che i nostri corpi sembrano deboli essendo delicati e belli, e le nostre menti sembrano piene di paura, essendo di temperamento compassionevole e gentile".

Un'opinione, dunque, basata interamente sul corpo, che si carica quindi di significato. Cavendish, nel suo dramma, non intende smentire le argomentazioni maschili sulla debolezza del fisico femminile, vuole tuttavia specificare che si tratta di una verità soltanto parziale, poiché il corpo non è mai un dato immutabile e immanente, e nemmeno esiste in modo assoluto e oggettivo: esso conta dentro la storia e la società, e deve sempre essere pensato entro il contesto che lo plasma.


Si abbozza, così, un embrionale tentativo di rispondere alla fatidica domanda che ha messo in moto il dramma. Anticipando di secoli il pensiero di Simone De Beauvoir, Cavendish intuisce già nel 1660 che donne non si nasce, si diventa, e che dunque la donna altro non è che il prodotto di una costruzione sociale.

Questa affermazione trova sostegno proprio dalla scelta di utilizzare la locuzione "sesso effemminato" anziché "femminile": il sesso è reso femmineo, non lo è "naturalmente", e la sua presunta fragilità è determinata dal costume, che agisce come una seconda natura. Il problema dunque, non è tanto una connaturata inferiorità o debolezza della donna, ma il suo essere completamente privata della possibilità di cambiare il suo status attraverso, prima di tutto, l'educazione.


esercito di amazzoni

Il punto focale dell'argomentazione di Cavendish è proprio questo: se il corpo e la mente sono influenzati dall'ambiente, allora possono essere cambiati attraverso l'azione e la disciplina. Questo processo di auto-trasformazione è il motore del dramma: le donne rifiutano l'asservimento al sesso maschile e iniziano ad agire per dimostrare le loro capacità. Decostruendo i propri preconcetti, le amazzoni non solo scoprono il proprio potenziale, ma anche la facoltà di autodeterminarsi senza necessità di un'approvazione esterna.

Questa rinnovata autonomia si traduce in un'organizzazione militare radicalmente democratica e orizzontale: ogni legge proposta da Lady Victoria – che, specularmente al marito, dovrebbe rappresentare il vertice dell'esercito – viene ponderata collettivamente e necessita del consenso di tutte per essere approvata. Un modello decisionale che si pone in antitesi all'assolutismo dell'esercito maschile, dove le decisioni sono invece imposte e devono essere seguite con cieca sottomissione.

Dipingendo i ritratti di queste due micro-società, è come se Cavendish sospettasse che la realizzazione di una vera democrazia fosse possibile solo attraverso l'istituzione di un matriarcato.


Il successo delle amazzoni in battaglia è il culmine di questa tesi. Mentre l'esercito maschile sta perdendo, l'intervento delle donne ribalta le sorti del conflitto, dimostrando che "ciò che manca [loro] in forza lo [hanno] compensato con l’industria".

La vittoria non è solo militare, ma anche politica e sociale: gli uomini, in un primo momento riluttanti a riconoscere il loro merito, sono costretti ad ammettere che le donne hanno dimostrato di essere uguali a loro in valore e capacità.


Cavendish amplifica il suo messaggio femminista mettendo in contrasto le amazzoni con due figure femminili che scelgono la sottomissione: Lady Gentile e Lady Passionale. Lady Gentile, che accetta devotamente l'imposizione del marito di non farla combattere, incarna la quintessenza della coverture, la condizione legale della donna del tempo, che esisteva solo attraverso l'identità del marito. Dopo la morte del consorte, si fa seppellire viva nel mausoleo che aveva fatto costruire per quest'ultimo, scegliendo la morte civile piuttosto che l'autonomia.

Lady Passionale, d'altro canto, non partecipa alla guerra perché non ama il marito e non è perciò disposta a rischiare la sua vita per lui. Quando egli muore in combattimento, Lady Passionale assaggia la libertà e l'autonomia che la sua eredità le ha assicurato, ma finisce presto per sperperarla, cadendo vittima delle lusinghe di un uomo che la sposa, ripristinando la sua condizione iniziale.

Entrambe le figure servono come avvertimento: l'ignoranza di sé e la passività portano inevitabilmente alla sottomissione e alla rovina.


Giunto il termine della guerra, l'intraprendenza che le amazzoni hanno dimostrato viene premiata: il re concede loro una serie di riforme significative – come il diritto di vestirsi come vogliono, di viaggiare da sole, di partecipare alla vita pubblica e gestire addirittura le proprie proprietà – a patto, tuttavia, che esse sottoscrivano nuovamente un accordo di subordinazione nei confronti dei propri mariti e facciano ritorno ai loro convenzionali ruoli domestici e muliebri.


La visione di Margaret Cavendish si rivela, così, complessa e ambivalente: pur non mettendo esplicitamente in discussione la subordinazione femminile, che anzi considera necessaria per il mantenimento dell'ordine sociale, ne offre una giustificazione che trascende la semplice natura della donna. La sua argomentazione non si fonda su una presunta inferiorità fisica o ontologica, ma sulla funzionalità di tale subordinazione per la stabilità sociale e la continuità del potere.

Tuttavia, la sua stessa opera testimonia una scissione latente all'interno dell'ordine patriarcale. La scrittura di Cavendish, frutto di un'epoca in cui le donne iniziarono a occupare spazi pubblici e a esercitare diritti civili, incarna una potenziale possibilità di trasformazione. In tal senso, la sua figura non solo riflette i limiti imposti dal suo tempo, ma ne anticipa anche le future rivendicazioni, rendendola un punto di riferimento cruciale per la comprensione delle dinamiche di genere nell'età moderna.

Il compito delle femministe contemporanee è proprio quello di riprendere questo lavoro dove si è interrotto: non accontentarsi più di una semplice riforma che ci illuda di un avanzamento nel piano delle gerarchie sociali, ma lottare per una rivoluzione che le smantelli definitivamente.


c.t.

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