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La land art Made in Italy: Fiumara d'Arte

Aggiornamento: 21 gen

Fiumara d’arte è considerato uno dei più vasti e importanti musei a cielo aperto d’Europa: si parla di dodici distinti siti distribuiti su un'area di oltre venti chilometri di lunghezza. Il sito è costituito da opere di land art realizzate da artisti contemporanei internazionali poi collocate lungo gli argini del fiume Tusa, più precisamente nei comuni di Castel di Lucio, Mistretta, Motta d’Affermo, Pettineo, Reitano e Tusa nel Parco dei Nebrodi della città metropolitana di Messina in Sicilia.  


La Piramide - 38° parallelo di Mauro Staccioli
La Piramide - 38° parallelo di Mauro Staccioli

Nel 1982 l’imprenditore immobiliare Antonio Presti commissionò allo scultore Pietro Consagra un’opera per la memoria del padre, scomparso recentemente. Da quì nacque la scultura La materia poteva non esserci (1986), 18 metri di cemento armato, posta sulla foce del torrente Tusa che scorre tra i Monti Nebrodi. 

Il mecenate Presti pensò di aggiungere altre opere per dare vita ad un parco scultoreo che “coniughi il linguaggio dell’arte contemporanea all’aspra bellezza dei luoghi” e in quello stesso anno fondò l’Associazione culturale Fiumara d’arte, oggi chiamata Fondazione Antonio Presti-Fiumara d’arte, con l’intenzione primaria di riqualificazione sociale della Sicilia attraverso appunto la promozione di progetti artistici di fruizione pubblica. 


La materia poteva non esserci-Pietro Consagra
La materia poteva non esserci-Pietro Consagra
“la semina spirituale vuole come raccolto sempre una nuova semina da consegnare alle generazioni future”  Queste le parole del fondatore in merito all’attività culturale da lui sostenuta.

Sempre dal 1986, data dell’inaugurazione, inizia una catena creativa che arricchisce il parco con dodici opere, tutte accomunate dall’intenzione primaria di intervenire direttamente sul territorio per esaltare la dimensione sublime del naturale opponendosi all’artificialità fredda e geometrica, riportando l’attenzione ad una dimensione rurale circondata da cielo, mare e terra. L'ultima  scultura realizzata per la fondazione, Il cavallo eretico di Antonello Bonanno Conti, risale al 2020. 


Una tra le opere più stimolanti e suggestive che costellano il parco è il labirinto di Arianna di Italo Lanfredini  inaugurata nel giugno dell’ 89. 

La scultura che ha la forma di un labirinto, uno degli archetipi più antichi, genera un percorso nell’interlocutore che oltrepassa quello fisico e giunge a quello interiore. Questo è dato dal significato intrinseco dell’opera, legata alla cultura classica, collocata in un luogo estremamente connesso alla storia ellenica, alla nascita e ai primi insegnamenti della vita, sia personale che culturale.



Lo spettatore entra nell’opera attraversando un varco naturale, trovandosi circondato da pareti alte due metri viene trasportato in una dimensione a-temporale che lo porta a porsi delle domande sulla propria esistenza e sul proprio essere, come se percorrendo il labirinto fosse investito da un vento di spiritualità e riflessione. L’installazione si presenta come la messa in atto di riflessione e trascendenza che deriva da una sorta di "maternità" espressa in un delicato susseguirsi di cerchi concentrici che culminano in un’aspirazione al sublime. Il viaggio che si percorre sembra riportarci dentro la terra, a stretto contatto con essa, ma è in realtà il cielo a confortare lo spettatore,  durante tutto il percorso. Realizzata in calcestruzzo, lasciando volutamente modificare la sua forma agli agenti atmosferici, rendendo ancora una volta la natura parte agente all’interno dell’opera, la spirale si sviluppa in modo del tutto irregolare, proprio come un filo, lo stesso che Arianna diede a Teseo per non perdersi nel labirinto del Minotauro.



La peculiarità di questa installazione è sicuramente la differenza con gli altri labirinti, infatti è presente un unico percorso e il solo che conduce  al centro. Questa caratteristica ha uno scopo ben preciso nei confronti del soggetto che entra in contatto con l’opera: portarlo non a perdersi tra i cunicoli ingannevoli bensì a ritrovarsi, entrando in una dimensione di depersonificazione; così diventando sconosciuto a se stesso ha la possibilità di ritrovare la pace interiore rappresentata simbolicamente dall’ulivo, posto all’interno del nucleo. Il labirinto di Arianna e tutte le altre opere del sito, hanno l’obiettivo principale di creare un'interazione con il fruitore, al quale vengono consegnati gli strumenti per poter scoprire  il proprio essere e la natura che lo circonda.

b.b.

2 commentaires


Alessia
12 mars

Sicuramente da scoprire!

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Sari
15 janv.

Complimenti ragazze, articolo ben scritto e molto interessante!❤️

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