La Baronessa del dada: Elsa von Freytag-Loringhoven
- Barbara Brutto
- 6 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 17 giu
Rubrica: Vita da strega

Else Plotz, più nota come la Baronessa Elsa von Freytag-Loringhoven, è stata una poetessa, scultrice e artista tedesca vissuta a cavallo tra il diciannovesimo e ventesimo secolo. Descritta dalle biografie e dalle memorie come spregiudicata, esibizionista e scandalosa, Else calamitava l’attenzione con il suo abbigliamento irriverente (cucchiai come orecchini, francobolli sulle guance che riecheggiano negli abiti surrealisti della Schiaparelli) rendendo difficile la scissione tra la sua arte e la sua persona, popolarmente conosciuta come madre del Dada.
Nata nel 1847 a Swinemunde, in Pomerania, Else a soli vent’anni lascia la regione natale e il padre violento per trasferirsi a Berlino. La giovane conquista la città con il suo fascino irriverente e ambiguo, iniziando a lavorare nello spettacolo dei Tableaux–Vivants, questo le permette di conoscere diversi uomini che le saranno utili sia per il sostegno economico, sia per scoprire e esplorare la sua sfera erotica, vivendo liberamente la sua bisessualità.
A strapparla dalla povertà e dai bassifondi è la relazione con l’artista Melchior Lechter, che permette ad Elsa di entrare nel circolo del poeta Stefan George, dove si trasforma in una musa ricoperta di velluti e gioielli. Da questa esperienza estrapola il romanzo Fanny Elssler, una critica satirica - a tratti vendicativa - del circolo, scritto in parte da lei, ma firmato dal secondo marito nel 1905.
Elsa abbandona Berlino e trascorre due anni in Italia, per poi trasferirsi a Dachau, dove conosce August Endell, un architetto rappresentante dello Jugendstil (l'Art Nouveau tedesca) e suo primo marito.
Due anni dopo la coppia si lascia sedurre dal poeta Felix Paul Greeve e inizia una relazione a tre burrascosa che si sgretola durante un viaggio nel Sud Italia: da qui Elsa continua da sola la relazione con Felix. La felicità della nuova coppia viene bruscamente interrotta dall’arresto dell'uomo accusato di frode; i due si ritrovano a vagabondare da una città all’altra scrivendo a quattro mani e pubblicando poesie con lo pseudonimo di Fanny Elssler. Per scappare ai creditori, Felix, con la complicità della moglie, finge un suicidio. In ogni caso, i due amanti si trovano costretti così ad abbandonare l’Europa, dirigendosi verso il Canada, dove iniziano una nuova vita in una fattoria del Kentucky. La vita agreste, però, non li soddisfa e Felix lascia Elsa, che, umiliata e derubata, rivendica gran parte della produzione letteraria dell’ex marito.
Dopo un breve periodo a Cincinnati, Elsa si dirige verso la grande mela, in particolare nel Greenwich Village, cuore pulsante dell’esperienza Dada. Qui conosce, e nel 1913 sposa, mentendo sia sulla sua età che sul suo stato civile, il barone Leopold von Freytag-Loringhoven, ricco ed esuberante rampollo di una famiglia prussiana che conduce un’intensa vita mondana soggiornando al Ritz Hotel. Il marito, allo scoppiare del primo conflitto mondiale, parte per la Germania, suicidandosi poco dopo. Dal matrimonio Elsa guadagna il titolo nobiliare che la renderà nota come la Baronessa Dada.
La Baronessa, non più giovane, con tre matrimoni alle spalle, eccentrica e affetta da un incurabile cleptomania, rendeva ogni sua uscita -apparentemente disimpegnata- una vera e propria performance artistica, oltre a quelle che già teneva nei locali più inconsueti.
Con il forte desiderio di cambiare il sistema dall’interno, Elsa attira gli sguardi su di sé, facendo in modo che tutti la usino come oggetto di conversazione e che nessuno le rimanga impassibile. Il suo spirito inquieto la porta ad utilizzare ogni mezzo di espressione: scultura, pittura, performance, collage, recitazione e scrittura, approfondendo le tematiche legate alla sfera sessuale attraverso le sue poesie, rimanendo esplicita e provocatoria in ogni suo gesto.
Questo pensiero è estremamente visionario e capace di anticipare i tempi o addirittura le correnti artistiche, tanto che Duchamp afferma “La baronessa non è una futurista: lei è il futuro”. É proprio con l’artista francese che nasce un legame intellettuale che porterà ad uno dei furti artistici più eclatanti della storia: è la Baronessa la vera autrice della famosissima Fontana, anche meglio conosciuta come la Fontana di Duchamp, capostipite del ready-made e simbolo del dadaismo. Nel 1917, quando gli Stati Uniti dichiarano guerra alla sua madrepatria, Elsa furiosa, in un gesto di provocazione e dissenso, invia alla Society of Independent Artists un dismesso orinatoio in ceramica rovesciato e firmato “R. Mutt”, che significherebbe Armut, “povertà” in tedesco. Ma, coerentemente con la sua natura, compiuto il gesto, se ne dimentica subito dopo. Solo nel 1950 e dopo la morte della Baronessa e di Alfred Stieglitz, che ha impresso l’opera su rullino, Duchamp permette che gli venga attribuita la Fontaine e ne autorizza le repliche. Le prove del furto sono eclatanti: è lo stesso Marcel che in una lettera alla sorella Suzanne afferma: “Una delle mie amiche sotto pseudonimo maschile Richard Mutt ha inviato un orinatoio di porcellana come scultura. Non era affatto indecente, nessun motivo per rifiutarlo. Il comitato non ha voluto mostrare questa cosa".

Nel 1923 Elsa torna a Berlino dove, in estrema povertà e diseredata dal padre, finisce per vendere giornali. Trascorre un periodo in una clinica psichiatrica, nella quale implora alcuni conoscenti - tra cui Peggy Guggenheim - di prestarle denaro. L’amica Djuna Barnes decide di pagarle l'affitto dell’appartamento parigino, in cui la Baronessa si trasferisce nel 1926 e muore nel 1927, soffocata dal gas lasciato aperto. Disattenzione o suicidio? La risposta non è mai stata svelata.
Sulla figura della Baronessa è calato un sipario, aperto solo recentemente dopo la riscoperta da parte della critica che e ne ha fatto un ritratto grazie al quale emerge il suo carattere di artista indipendente e la sua volontà di fare del suo corpo un'opera d’arte anticipando la Performance art e facendosi pioniera di una nuova lettura del concetto di femminilità.
b.b.
che storia incredibile!