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L’arte dell’animalismo con Nico Vascellari

Aggiornamento: 28 gen

Rubrica: Attivismo artistico

horse power nico vascellari 2023
Horse Power

Artista dalla sensibilità unica, Nico Vascellari porta alla luce tematiche importanti, creando uno spazio di riflessione in cui lo spettatore viene accompagnato dalle sue opere che variano dalla performance alla scultura. 

Il rapporto tra uomo e natura emerge come tematica principale e sentita nella maggior parte delle opere di Vascellari: esse raccontano tropi inscritti nel nostro passato, sinceri e universali, utilizzando un linguaggio sperimentale, provocatorio e innovativo.

All’interno della mostra MELMA, allestita nel suggestivo Forte Belvedere (giugno-settembre 2023), troviamo due opere esemplari dell’attivismo dell’autore che si propone di scuotere le coscienze riguardo temi caldi attraverso una raffinata tecnica artistica. Le opere prese in considerazione criticano la distinzione che l’essere umano compie tra le forme di violenza sugli animali accettabili e inaccettabili, dimostrando i doppi standard su cui si basa lo specismo di cui siamo intrisi.



buio, fotografia nico vascellari
Buio

Fossil of Experience


L'opera audiovisiva è ispirata alla fotografia Buio scattata al riflesso del figlio dell'autore nel vetro che lo separa da uno scimpanzè al bioparco di Roma: Fossil of Experience presenta lunghe riprese di animali, visivamente forti ed emozionanti, all'interno di uno zoo: i soggetti principali sono indubbiamente gli animali, o meglio, i loro sguardi, su cui si riflettono le persone che li osservano all'interno di gabbie di plexiglas. Essi paiono grandi e regali, ma rinchiusi, stanchi e costretti a performare uno spettacolo che non comprendono; nei riflessi, invece, si scorgono figure “civilizzate”, dalle presenze ingombranti, con voci assordanti, spesso incuranti e irrispettose. L'autore ha dichiarato in proposito: “L’idea dell’animale in gabbia già non è un’idea che mi piace particolarmente, ma l’idea dell’uomo che osserva senza rispetto, la trovo sconvolgente, la trovo urticante, qualcosa che mi ferisce”. Il contrasto tra figura umana e animale porta ad un pensiero che rovescia l’idea di superiorità dell’uomo della società antropocentrica. Quest’opera, in cui il vetro rappresenta una separazione che pare ormai inconciliabile, è simbolo del rapporto dell’uomo con gli animali, e più in generale con la natura, al giorno d’oggi: relegati a spazi addetti all’esperienza straordinaria, separati dalla nostra quotidianità, esiliati, addomesticati e sfruttati.



tre quattro galline nico vascellari
Tre, quattro galline

Tre, quattro galline


Quest’opera, tra le prime concepite dall’artista, gioca ad un livello quasi interattivo con l’osservatore: una scatola apparentemente contenente delle galline viene mossa da un meccanismo nascosto che riproduce i movimenti e i versi di queste ultime. Immediatamente si crea un confronto con le diverse scatole concettuali che non possono essere aperte perché il motivo della loro esistenza è proprio celare il contenuto delle stesse: dalla scatola del paradosso del gatto di Schrödinger, alla Merda d’artista di Manzoni. Da questi riferimenti alla cultura tendenzialmente definita "alta" nasce una riflessione più folkloristica riguardo la scelta dell’animale protagonista dell’opera, collegato alla semplicità del contesto contadino, ritenuto stupido, a talpunto da non provare nemmeno dolore, e dal poco valore. Qui si apre un nuovo varco antispecista che collega l’animale al titolo dell’opera: esso si propone di dare solo una stima delle galline nella scatola poiché esse, nel momento in cui vengono prese, sfruttate, vendute e infine uccise, non sono considerate entità degne di essere contate con esattezza: “Che siano tre o quattro che rilevanza ha? è questo il modo in cui noi molto spesso guardiamo agli animali”.


Il tutto diventa paradossale, soprattutto se collegato all’opera precedente, quando l’autore racconta che alcuni spettatori della mostra hanno chiamato degli ispettori sanitari per assicurarsi che le galline non fossero realmente nascoste sotto la scatola e, dunque, non stessero subendo una violenza; similmente accadde con lo spettacolo teatrale di Jan Fabre The power of theatrical madness in cui la messa in scena dell'uccisione di rane sul palco provocò grande indignazione tra il pubblico preoccupato per le sorti di questi animali. Il paradosso si crea a causa dell’ipocrisia che si cela dietro l'accettazione di determinati tipi di violenza (dalla reclusione degli animali negli zoo, all’uccisione dei polli nel macello) e al rifiuto accompagnato da sdegno per altri (come l’apparente reclusione in una cassa di alcune galline o la morte di rane su un palcoscenico); è proprio in questo scomodo cortocircuito che agiscono le opere di Nico Vascellari obbligandoci a fare i conti con le nostre contraddizioni e, come nelle più riuscite forme di attivismo, a modificare la nostra visione delle cose e di conseguenza le nostre azioni.


buried magazine nico vascellari
Buried Magazines

La presunzione è la nostra malattia naturale e originale. Tra tutte le creature l’uomo è la più fragile e la più soggetta alle calamità; nello stesso tempo è la più orgogliosa. Egli si sente e si vede situato qui, tra la melma e lo sterco del mondo, legato e inchiodato alla parte peggiore, più morta e stagnante dell’universo, all’ultimo livello del creato, il più lontano dalla volta celeste, con gli animali della peggior condizione; e va con l’immaginazione a piantarsi al di sopra del cerchio della luna; a mettere il cielo sotto i propri piedi.


Michel De Montaigne, Saggi, 1580



p.c.



1 Comment


Giovanna
Mar 12

Analisi molto stimolante!

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