Dal mito alla militanza: il teatro politico di Giorgina Pi
- Chiara Tommasi
- 14 gen
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 28 gen
Rubrica: Attivismo artistico
Artista poliedrica e voce dirompente della scena teatrale contemporanea, Giorgina Pi è una regista, videomaker e attivista nata e cresciuta a Roma. Sin dagli esordi, ha forgiato una peculiare sintesi tra arti performative e gender studies, che si è poi tradotta, oltre che in una significativa produzione saggistica, in un progetto di teatro indipendente. Insieme alla compagnia Bluemotion, infatti, a partire dal 2008 ha dato vita a una visione artistica multidisciplinare che sfida le convenzioni: attraverso una fusione audace di arti sceniche, ricerca visuale e musica dal vivo, l'impegno femminista e l'attivismo politico si intrecciano con una visione registica innovativa.

Casa di Giorgina e della Bluemotion è l’Angelo Mai, uno spazio culturale indipendente nel cuore di Roma e matrice dell’omonimo collettivo di artisti, musicisti e performer, formatosi nel 2004 e ancora oggi attivo. Oltre ad essere un luogo fisico di incontro e sperimentazione, esso è diventato anche simbolo di resistenza: il collettivo, infatti, nonostante le numerose battaglie contro i tentativi di criminalizzazione del suo impegno politico, ha dato prova del suo valore culturale attraverso un'innovativa politicizzazione dell'estetica e una coraggiosa riappropriazione degli spazi. Questo percorso è stato coronato non solo dal prestigioso Premio Ubu Franco Quadri, ottenuto nel 2016, ma anche da una storica vittoria contro il Tribunale di Roma, che nel 2023 ne ha finalmente riconosciuto la piena legittimità.
L’esperienza presso l’Angelo Mai ha senza dubbio plasmato le pratiche e le modalità di lavoro della Bluemotion, e la poetica stessa di Giorgina Pi ne è stata influenzata: per la regista, infatti, il teatro è essenzialmente un atto collettivo, l’incontro dinamico tra chi crea e chi fruisce dell’opera, dove ciascuno offre i propri sensi per una piena esperienza dello spettacolo.
Il processo creativo della compagnia, che nasce da un’intuizione spesso individuale, si sviluppa attraverso un intenso lavoro di condivisione e confronto, elemento fondamentale che nei teatri istituzionali viene sovente trascurato. Ogni produzione firmata Bluemotion, al contrario, si nutre di lunghi periodi residenziali dedicati allo studio collettivo, dove letture, suggestioni musicali e visioni cinematografiche si intrecciano in un dialogo creativo continuo e sempre orizzontale.

Questa orizzontalità dei rapporti si riflette pienamente nella regia di Giorgina Pi, in cui ciascun elemento dello spettacolo mantiene la propria valenza espressiva senza che nessuna voce prevarichi sulle altre. In questo modo immagini, musica e parole coesistono in un equilibrio armonico che trascende i limiti del puro racconto verbale, arrivando a sfiorare la dimensione del magico. Il palcoscenico diventa così uno spazio di immortalità, dove cronologia e simultaneità si fondono per generare un nuovo presente.
Ciò è possibile soprattutto grazie al profondo legame che il teatro mantiene con il mito, che, nella sua natura transmediale, è lo strumento perfetto per un dialogo tra epoche: è materia viva, in continua trasformazione, uno “spazio magico sospeso tra utopia e ideologia”. Non sorprende, dunque, che il lavoro teatrale di Giorgina Pi sia popolato da figure e topoi mitici e mitologici, rimodellati nel tentativo di ripensare attivamente il presente in un’ottica femminista e militante.
Proprio il 2025, non a caso, vedrà la Bluemotion riportare sul palco dell'Angelo Mai Lemnos, spettacolo debuttato nel 2022 la cui drammaturgia intreccia magistralmente il Filottete sofocleo con le testimonianze di antifascisti greci deportati, torturati e uccisi nelle isole di confino tra il 1946 e il 1974.
Questa rivitalizzazione del mito può realizzarsi soltanto attraverso un duplice movimento: da un lato, l'intreccio di linguaggi analogici e digitali che plasma lo spazio scenico in materia viva; dall'altro la musica, “linfa vitale e primordiale di ascolto del mondo”. Massima e più compiuta sintesi tra questi due movimenti è, secondo Giorgina Pi, la poesia, vera pietra angolare del suo teatro.
Lemnos – Regia di Giorgina Pi
In questo percorso, centrale è l'incontro con le voci poetiche femminili contemporanee. Le opere dell’inglese Caryl Churchill, in particolare, hanno ispirato un’ampia gamma di produzioni: dalle mise en espaces delle sue poesie, ai radiodrammi, fino alla traduzione scenica delle sue drammaturgie, tra cui vale la pena menzionare Caffettiera Blu, Settimo Cielo e Not. Notnot. Notnotenoughoxygen.
Altrettanto significativa è la ricerca e lo studio dellə rapper e poetə britannicə Kae Tempest, che hanno dato vita a Wasted (2019) e al pluripremiato Tiresias (2020), spettacolo tratto dalla raccolta Hold your own, che ha conquistato il Premio Rete Critica 2020 e tre Premi Ubu nel 2021.

Attraverso questo dialogo con il mito e il cortocircuito temporale che ne deriva, si realizza quella trasformazione catartica che la società contemporanea sembra aver smarrito, ma che è fondamentale recuperare: “il rito del teatro” sostiene la compagnia, “deve assolvere una funzione di filtro per aiutare a diventare, attraverso la finzione, persone migliori, portando in scena quello che farebbe inorridire, e che allontanerebbe gli uomini dagli altri uomini.”
Settimo Cielo – Regia di Giorgina Pi
La visione teatrale di Giorgina Pi è, dunque, intrinsecamente politica, e oggi più che mai deve assolvere una funzione rivoluzionaria, opponendosi – e talvolta ribellandosi – al sistema costituito. Per la regista, infatti, la ribellione non è un concetto astratto, bensì una pratica quotidiana:
Ribellione significa portare avanti ogni giorno, in maniera manifesta, la propria vita attraverso dei principi etici, attraverso la capacità di farsi, il più possibile, modello di un’etica.
Questa visione si traduce nell’impegno a creare comunità solidali che sperimentino pratiche di vita non patriarcali o proprietarie, superando i modelli tradizionali legati all'eteronormatività e alla famiglia nucleare.
Infatti, per quanto la marginalità dell’arte teatrale nell’Italia contemporanea abbia paradossalmente permesso di creare spazi di libertà di espressione e creazione (specialmente per le donne), questioni fondamentali come l’equità salariale e la parità di ruoli rimangono quasi sempre inaffrontate nel teatro istituzionale. D’altra parte, le realtà indipendenti che si fanno invece portavoce di questa equità faticano sempre di più a rimanere a galla, osteggiate da restrizioni di tipo economico e legale.
Giorgina Pi invita perciò a non demordere di fronte a queste battaglie, bensì di trovare nelle comunità un reciproco sostegno, creando reti di aggregazione che possano gettare le fondamenta per un futuro più prospero. La sua fiducia nel cambiamento si rivolge anche oltre i confini occidentali, nella convinzione che:
Le piccole rivoluzioni in atto potranno modificare l'esistente, specialmente se riusciranno a coordinarsi tra loro.
Interessantissima lettura!😍
bellissimo articolo!😘