ForesTEEN Academy: nessuno è un’isola
- Chiara Tommasi
- 6 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 16 mag
In un presente in cui le umane connessioni vengono progressivamente sostituite da rapporti virtuali e in cui l'intelligenza artificiale - con sempre maggiore arroganza - invade i nostri spazi creativi, la ForesTEEN Academy offre un ritorno alla vera essenza dell'arte, un respiro autentico che ricollega persone reali attraverso l'esperienza condivisa, riscoprendo il valore insostituibile dell'incontro artistico nel qui e ora.

Cofinanziata da Europa Creativa e coordinata da Segni d'Infanzia, ForesTEEN è un progetto europeo che riunisce adolescenti, adultə, artistə e operatorə culturali in un percorso immersivo di cinque giorni sullo sfondo di un paesaggio quasi incontaminato, che sfida ciascuno a confrontarsi con se stesso, con l'Altro e con la natura circostante. Nata nel 2021 come Cultural Summer Camp presso l'Isola del Giglio, l'iniziativa si propone di portare teatro e arte oltre i confini tradizionali di spazi e stagionalità, offrendo eventi pubblici gratuiti e stimolando il dialogo collettivo su accessibilità e sostenibilità culturale.
L'edizione 2025, iniziata il 23 e conclusasi il 27 aprile, ha visto l'isola trasformarsi in un vero e proprio crocevia culturale, realizzando la sua missione di connettere abitanti locali, turistə e personalità artistiche nazionali e internazionali.
Il programma, orientato a promuovere la contaminazione tra linguaggi artistici e il dialogo transgenerazionale, si è sviluppato in una serie di attività che pongono sempre al centro la comunicazione e la condivisione. Alle TEEN Trekking Discussions – conversazioni itineranti in compagnia di artistə e operatorə culturali – e i conviviali TEEN Kitchen Table – momenti di confronto informale di fronte a un buon pasto, quest'anno interamente vegetariano – si sono alternati gli spettacoli aperti al pubblico della compagnia pugliese La luna nel pozzo, culminati in una performance site specific, al cui processo creativo ciascun partecipante ha contribuito con le proprie idee e mettendo a disposizione le proprie doti artistiche.
Particolarmente significativo è stato l'incontro tra generazioni diverse all'interno del gruppo. In un presente che tende a segmentare le esperienze culturali in bolle generazionali sempre più impermeabili, i momenti di dialogo hanno dimostrato che, nonostante l’età che ci contraddistingue, condividiamo una profonda umanità comune. Nella reciproca apertura all'ascolto e nell’accoglienza delle storie ed esperienze personali di ciascuno, è da subito emersa un’evidente affinità che ci avvicina: sia essa l'amore per l'arte, l'incessante ricerca della libertà e dell’autentica espressione di sé, o la vulnerabilità che tutti sperimentiamo nel lungo cammino della vita.
Questo scambio intergenerazionale rappresenta forse uno degli antidoti più potenti all'atomizzazione sociale contemporanea. Quando adolescenti e adulti collaborano alla creazione di una scena, qualcosa di prezioso accade: la saggezza dell'esperienza incontra l'energia dell'innovazione, creando uno spazio inclusivo di saperi condivisi.

È facile, al giorno d'oggi, dimenticare il valore di questa arte che sta progressivamente diventando sempre più di nicchia in un’epoca dominata dalla digitalizzazione. Eppure, proprio ritrovarsi fisicamente in una sala teatrale – o in qualunque luogo si presti a diventare "palcoscenico" – rafforza i legami umani e crea un senso di appartenenza. Ogni rappresentazione rompe le barriere della quotidianità creando un momento di aggregazione in cui ogni individuo contribuisce a dare vita a un’esperienza unica e irripetibile, che va oltre il semplice atto di guardare, in cui l’arte diventa motore per costruire relazioni significative.

Il progetto ForesTEEN ha dimostrato così il potenziale del teatro come strumento di sviluppo per territori marginalizzati - come, appunto, le isole - celebrando l'identità culturale locale e aprendola simultaneamente al confronto con l'alterità. L'incontro tra persone provenienti da tutta Europa e la comunità insulare, infatti, ha creato uno spazio di scambio in cui le tradizioni non sono state museificate come reperti del passato, ma rivitalizzate attraverso il dialogo con sensibilità diverse. Questa dialettica tra radicamento e apertura ci ricorda che l'identità culturale è sempre un processo dinamico, un dialogo continuo tra memoria e innovazione.
La performance conclusiva del viaggio, il 26 aprile, ha incarnato in modo esemplare questa connessione universale, trasformandosi in un mosaico di espressioni culturali. Ogni partecipante ha contribuito con un frammento delle proprie tradizioni d’origine: versi poetici in italiano e tedesco si sono intrecciati con canti ancestrali norvegesi e lituani, mentre coreografie spontanee hanno lasciato spazio a sketch teatrali che, trascendendo le barriere linguistiche, sono riusciti a generare una genuina e intima commozione.
L'aspetto più impattante è forse stato testimoniare la graduale metamorfosi della comunità locale, che da semplice spettatrice si è trasformata in parte attiva dell'evento, dapprima seguendo la processione per i vicoli di Giglio Castello per poi unirsi ai canti corali e alla performance. Questo passaggio da ‘pubblico passivo’ a ‘partecipante attivo’ rappresenta l'essenza di ciò che il teatro comunitario può offrire: non un prodotto culturale da consumare, ma un processo identitario da vivere, capace di ispirare e trasformare le persone.
L'esperienza teatrale vissuta sull'isola ci insegna che la cultura non è qualcosa che si possiede o si consuma, ma qualcosa che si genera insieme. Mentre le contemporanee tendenze del mercato digitale capitalista ci spingono verso esperienze apparentemente personalizzate ma in realtà standardizzate, consumate in isolamento attraverso schermi privati e feed individuali, il teatro comunitario riafferma il valore irriducibile dell'incontro autentico tra persone, riportandoci alla condivisione fisica, emotiva e intellettuale dell'hic et nunc.

Ogni trekking, spettacolo e momento di condivisione ha rappresentato un piccolo ma significativo gesto di resistenza contro l'isolamento contemporaneo. Non una fuga nostalgica dalla modernità, ma piuttosto un laboratorio dove sperimentare modalità di relazione più umane e sostenibili. Se il capitalismo digitale ci vuole consumatori solitari e isolati, il teatro ci ricorda che siamo prima di tutto animali sociali, capaci di creare significato proprio attraverso l'incontro con l'altro. E questa lezione, oggi più che mai, merita di essere ricordata e celebrata.
c.t.
Foto di: Chiara Tommasi
Una realtà oltre il tempo e i limiti dei pre concetti. Grazie
Articolo bellissimo con immagini stupende