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Bologna città aperta: ART CITY 2025

Aggiornamento: 5 mar

Cosa accade quando l’arte assume quel carattere pubblico che forse dovrebbe sempre appartenerle? Durante l'ART WEEK le opere sembrano fuggire dalle loro torri d’avorio e trovare spazi inediti: corti di palazzo, porte della città, strade, teatri, accademie. Bologna si attiva e i suoi abitanti accolgono con gioia la possibilità di fruire un'arte accessibile e (perlopiù) gratuita, avvicinandosi - seppur non senza riserve - all’arte contemporanea.

Nel cortile di Palazzo Zani, in via Santo Stefano 56, dalla collaborazione tra Bonifica Renana e gli studenti del corso di Design Grafico dell’Accademia di Belle Arti di Bologna nasce Occhio! Sguardi sul territorio: una mostra di manifesti grafici e artistici con al centro tematiche ambientali. L’obiettivo è quello di valorizzare il lavoro del Consorzio Bonifica Renana che opera sul territorio metropolitano di Bologna per favorire l'allontanamento delle piogge e distribuire acque rinnovabili di superficie per l’irrigazione. I focus principali sono l’acqua come risorsa fondamentale e la protezione della biodiversità dei luoghi di pianura, collina e montagna. La speranza è che l’arte sensibilizzi l’opinione pubblica sui grandi temi della nostra contemporaneità, dandoci modo di interpretarli in modo innovativo.

Crediamo che lo sguardo e la sensibilità artistica dei giovani studenti dell’Accademia liberamente ispirati dalla bellezza dei paesaggi naturali e artificiali possa dare, attraverso un linguaggio visivo fuori dagli schemi, un plus valore al racconto dei luoghi della Bonifica ed essere portatore di nuove e inaspettate visioni. Il Consorzio Bonifica Renana

I manifesti dell'ABABO


Il MAMbo, tra gli enti organizzatori di ART CITY, ospita l’esposizione Facile Ironia. L’Ironia nell’arte tra XX e XXI secolo a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni. Già centro nevralgico di mostre ed eventi culturali durante tutto l’anno, il Museo d’Arte Moderna di Bologna si riconferma protagonista nel panorama artistico di Bologna durante l'ART CITY, esponendo più di 70 artisti e artiste e oltre 100 opere d’arte italiane, portatrici tutte d'una - a tratti più dolce, a tratti più amara - ironia. Lo spazio espositivo si apre gratuitamente al pubblico domenica 9 febbraio, chiamando a sé  sia gli habitué, sia gli spettatori più scettici, a tal punto da formare lunghe code all’ingresso del museo.



Il percorso della giocosa esposizione sottolinea il risvolto spesso satirico, politicamente attivo e critico - riguardo all’arte stessa o al mercato in cui è inserita - dell’arte contemporanea. Il viaggio si apre con la letterale Mozzarella in carrozza di Gino De Dominicis e con la performance femminista in video La Conta di Marisa Merz. Il tutto prosegue con il coloratissimo allestimento, omaggio all’architetto Aldo Rossi, di stanze tinte di colori saturi e decisi traboccanti di opere: da quelle di autori più celebri come Manzoni, Pistoletto e Duchamp, si arriva a opere meno note, ma forse per questo più sorprendenti e quindi efficaci. La mostra spazia dalla divertente arte no sense anni ‘70, fino a opere di vero attivismo politico come Wanted. Autonomia critica dell’artista: quest’ultima nasce da un gesto militante del collettivo femminista Donne/Immagine/Creatività in opposizione all’ostracismo che il mondo dell’arte riservava (e tutt’ora riserva) alle donne; o Self Portrait as my Mother e Self Portrait as my Father, opera fotografica di riflessione sull’identità dell’artista italiana afrodiscendente, riguardo la sua storia familiare e la diaspora africana. L’ironia, spiega la curatrice Caterina Molteni, è qui un “linguaggio alternativo, che, piuttosto che scontrarsi frontalmente con il potere, ne smaschera i paradossi e le contraddizioni, spesso rendendoli evidenti attraverso il gioco simbolico o il ribaltamento delle norme”. Riscuotendo un grande successo tra la maggior parte del pubblico e lasciando non poche perplessità in alcuni osservatori, l’esposizione porta sicuramente a delle riflessioni profonde, ma su un livello più superficiale, anche molto divertimento, rappresentando così una perfetta “mano tesa” verso i meno avvezzi all’arte contemporanea. 



È Le Porte della città lo special program della tredicesima edizione di ART CITY, “un’edizione stellare”, come ha dichiarato Lorenzo Balbi, direttore del MAMbo. L’idea è quella di creare un itinerario circolare così che il percorso del pubblico non abbia né un inizio né una fine: un viaggio nella storia e nell’identità della città stessa.

Per oltre dieci giorni le storiche Porte della città, emblema della Bologna medievale e punto di riferimento visivo, spaziale e culturale, [...] ospiteranno gli interventi di undici artiste e artisti contemporanei italiani e internazionali che esporranno opere, forme e linguaggi espressi attraverso differenti media: disegno, scultura, installazione, video, suono. Caterina Molteni

Il programma si apre con l’opera Extropic Optimismscon, di Angelo Plessas, a Porta Mascarella: insegne luminose raffiguranti simboli di conciliazione e rigenerazioni scelti dall’artista greco, carichi di fortuna ed energia positiva; si passa poi per Porta San Donato, con l’installazione sonora Deep Water Pulse di Susan Philips; Porta San Vitale con Judith Hopf e la sua scultura Phone User 4, ispirata alla slapstick comedy; Porta Castiglione con l’opera site specific Tremendous gap between you and me di Fatma Bucak, un cumulo di macerie che rende impossibile il passaggio, ricordando le disastrose alluvioni del 2023-24; Porta Saragozza, con la scultura OTTO, doppia curva lingua! di Francesco Cavaliere; Porta Santo Stefano che ospita l’installazione video Elegy di Gabrielle Goliath, sulla cultura della violenza nella società contemporanea: un coro di persone LGBTQIA+ perseguitate e uccise in Sudafrica. Degna di nota anche A Man Was Lynched by Police Yesterday l'installazione di Dread Scott sulla facciata di Porta San Felice, una bandiera nera di denuncia dei soprusi da sempre subiti dalla comunità afroamericana; presentato poi a Porta Lame, accanto al MAMbo, il video Aaaaaaa di Valentina Furian, grazie al quale l’artista esplora l’essenza animale che appartiene a ogni essere umano. Infine, a Porta Galliera, Andrea Romano presenta il progetto Anteo, ispirato alla storia di Anteo Zamboni.


Le Porte della Città


Secondo la curatrice dello Special Program Caterina Molteni, il progetto non è solo una riflessione sui monumenti che costellano il territorio bolognese, quanto occasione per rileggere il passato guardando al presente e alle sue nuove sfide: ricordare memorie di conflitti e gesti rivoluzionari attraverso il linguaggio dell’arte. Le Porte di Bologna sono da sempre simboli architettonici, bussole che aiutano a orientarsi nello spazio urbano: esse rappresentano il passaggio tra esterno e interno, tra passato, presente e futuro: il confine. Che si passi di lì per caso o che si segua il percorso concepito dai direttori creativi, è impossibile ignorare l’arte che le “invade” svelando l’obiettivo stesso di ART CITY: creare un’idea di transizione e di movimento, un’apertura verso prospettive inedite, con la volontà riavvicinare l'arte alla sua natura di res publica.

I monumenti tornano a pulsare, a parlarci, a urlare la loro voce. Caterina Molteni

p.c. & m.f.


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