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Le metamorfosi visive di Loïe Fuller

Nel 1891, al Casino Theatre di New York, durante lo spettacolo di varietà Uncle Celestine, una giovane ballerina, nel ruolo di uno “spirito fluttuante”, si muove sul palco in una trance ipnotica avvolta in una veste di seta grezza, agitando le braccia coperte da lunghi e pesanti drappi. Terminata l’esibizione, dal pubblico parte un applauso scrosciante e qualcuno urla: “Una farfalla!”, poco dopo un’altra voce stupita: “No, è un’orchidea!”.

Il nome della danzatrice che ha appena ammaliato il teatro è Loïe Fuller e la sua esibizione cambierà per sempre il ruolo del corpo nella danza moderna.


una giovane Loïe Fuller fotografata alla fine dell'Ottocento
Una giovane Loïe Fuller fotografata a fine Ottocento

Marie Louise Fuller nasce nella periferia di Chicago nel gennaio 1862, il suo esordio in scena è a soli quattro anni, durante una recita scolastica: da quel momento il suo sogno più grande è di calcare i migliori palcoscenici d’America, diventando un’attrice drammatica o una cantante lirica, ma sarà la danza a segnarla in maniera più profonda.

A sedici anni cambia il suo nome in Loïe per renderlo più sbarazzino e si unisce ad una compagnia teatrale itinerante, giungendo a New York in tournée poco dopo; nella “Grande Mela”, ecco la svolta creativa: Fuller riesce a farsi notare dal compositore Rudolph Aronsson che la assume grazie all’improvvisazione della neonata Serpentine Dance, una serie di movimenti fluidi che cercano di ricreare gli effetti delle luci di scena sui costumi dei ballerini.


“[Loïe Fuller] raccontava di aver perfezionato la coreografia nella sua camera d’albergo, osservando il gioco della luce del sole attraverso le tende sul tessuto del suo abito.”


Un’origine della Serpentine Dance può essere trovata nell’interesse di Fuller per la Skirt Dancing, nata negli spettacoli di burlesque di fine Ottocento, durante la quale ampie gonne plissettate venivano agitate in modo sinuoso per mostrare gambe e curve delle danzatrici. Fuller, instancabile sperimentatrice, aggiunge all’erotismo una vena astratta: durante le prove, ingrandisce progressivamente la veste per creare volume, arrivando a fondere simbolicamente il suo corpo con il tessuto; la sua figura scompare in ondate di seta illuminate e controllate grazie a stecche di bambù o alluminio.

disegno con spiegazione della celebre Serpentine Dance
Spiegazione della celebre Serpentine Dance

All’inizio del Novecento, i suoi spettacoli non hanno più bisogno di alcuna scenografia e sono ormai totalmente incentrati sugli effetti visivi dati dai giochi di luce, richiedendo l’intervento di decine di elettricisti che si servono di sofisticati sistemi di proiezione. Trasferitasi a Parigi, Loïe Fuller viene consacrata “sacerdotessa dell’elettricità” all’Esposizione Universale del 1900 e diventa la stella più luminosa de Les Folies Bergère: ancora una volta, la danzatrice combina sacro e profano, lo sfarzo lascivo, le piume, i mille specchi del celebre vaudeville si mescolano con la spoglia messinscena d’avanguardia dell’Art Nouveau - rappresentata dalle forme essenziali e naturalistiche del Théâtre de l’Œuvre di Lugné Poe.


"Nel nostro teatro non cerchiamo la realtà, ma il riflesso dell’eternità: lo spettacolo è un rito e lo spettatore un iniziato."

Paul Fort


Con il suo interesse parascientifico, La Fée Lumière - letteralmente Fata della Luce - si emancipa dallo sguardo maschile della Belle Époque: non c’è posto per la bellezza sul palcoscenico, quando Loïe Fuller balla diventa un essere trascendentale, una creatura idealizzata, seducente e irreale; è capace di incarnare un simbolo della nuova estetica femminile, libera dalle rigidità del balletto accademico e contemporaneamente vicina alla stravagante popolarità del cabaret



La ricerca di Fuller continua imperterrita, con la Danse du Feu è la prima a spegnere le luci in sala prima dell’inizio di uno spettacolo: grazie all’uso di lastre di vetro sul palco, la sua figura si staglia in controluce trasformandosi in una fiamma viva. Alla maniera simbolista, nella messinscena, l’illuminazione non si limita a mostrare, ma ha l’intento di guidare gli spettatori verso l’invisibile, accompagnando ritmicamente la coreografia, durante la quale Fuller appare sospesa in aria su un piedistallo, cimentandosi in quelle che in seguito definirà “metamorfosi visive”: emerge dal buio per diventare prima un giglio, poi una farfalla, successivamente una scintilla ed altre strabilianti forme.


Dance du Feu

“Sapeva diventare orchidee, fiori di mare, gigli, serpenti metallici, gemme brillanti – tutta la magia di Merlino.” Isadora Duncan


Mentre i più influenti artisti dell’epoca fanno a gara per ritrarla in ogni modo possibile - dipinti, sculture, fotografie - l’inventiva di Fuller viene immortalata anche su pellicola: nel 1897, un film dei fratelli Lumière mostra una donna anonima mentre esegue la celebre Serpentine Dance: il tessuto di seta illuminato ondeggia polarizzando l’attenzione dello spettatore; le immagini del corto passeranno alla storia, portando il pubblico a intuire lo sconvolgente effetto che le esibizioni della danzatrice hanno avuto sulla cultura teatrale di fin de siècle.


Film dei fratelli Lumière

La partecipazione di Loïe Fuller a più di 128 coreografie conferma il suo apporto rivoluzionario alla danza moderna e le nuove strade aperte da lei per l’avanzamento dell’illuminotecnica teatrale. La sua eredità lascia un solco profondo nella rappresentazione del corpo che, per la prima volta, viene separato dalle linee perfette delle accademie di balletto classico, diventando veicolo di un messaggio più importante, intuibile nella sua influenza sulle artiste visive del primo Novecento - Isadora Duncan, Maud Allan e Ruth St. Denis, per citarne alcune. Loïe Fuller è, ad oggi, una pioniera del movimento libero, dal punto di vista tecnico e artistico.


“Sono certa che qualcuno raccoglierà il mio testimone e realizzerà un teatro della luce, come l’ho sempre sognato.”

 Loïe Fuller



M.F.

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