Camere Separate: l'amore libero di Pier Vittorio Tondelli
- Eleonora Ceccarelli
- 10 ott
- Tempo di lettura: 5 min
Quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della nascita dello scrittore Pier Vittorio Tondelli, nato il 14 settembre 1955 in Emilia Romagna. Camere Separate è il suo ultimo romanzo, pubblicato nel 1989, appena due anni prima che l’AIDS lo stroncasse nel 1991. Il romanzo riletto oggi si fa portavoce di un potente messaggio di libertà di espressione, un manifesto sull’amore non etichettabile, fluido, separato, che non concede l’esclusivo possesso dell’altro.Dagli anni ‘80 lo scrittore emiliano, con le sue opere, ha sdoganato il tema del rapporto omosessuale in letteratura, passando dapprima attraverso la censura, per poi arginarla. Camere Separate segna un momento di rottura con il passato: è un’opera complessa e profondissima, con cui Tondelli ha dimostrato la possibilità di scrivere una storia d’amore adulta tra due uomini con tutto il suo tormento e la sua passione, ricevendo il plauso di pubblico e critica. “Io parlo di un uomo che ama un altro uomo ma non di omosessuali”, dirà Tondelli durante l’intervista con Luigi Romagnoli pubblicata in Babilonia nel 1989. Durante gli studi al Dams di Bologna, Pier Vittorio Tondelli si appassiona alle opere della Beat Generation, da cui riprende l’uso di una parola “musicale” capace di restituire il ritmo insieme del parlato e dell’interiorità dei personaggi. L’autorescrive della sua generazione con un linguaggio esplicito ed esibisce l’amore omosessuale senza filtri: così facendo, mette in discussione i valori borghesi della famiglia tradizionale e del rapporto di coppia. Prestito della Beat Generation è anche la presenza di diverse forme di turpiloquio nella scrittura di Altri Libertini (1980), il suo primo romanzo, che ha portato il giovane autore venticinquenne a processo per oscenità e vilipendio della religione. In questa sua opera prima censurata, Tondelli ritrae un gruppo di giovani degli anni ‘70 attraverso sei racconti: le loro vite dissolute, dedite al libertinaggio sessuale e morale, si intrecciano sullo sfondo dell’ambiente universitario bolognese. Con il suo secondo romanzo Pao Pao (1982) –dove Pao sta per Picchetto Armato Ordinario – Tondelli, ispirandosi alla sua personale esperienza, racconta le intricate vicende amorose omosessuali del giovane Acci durante il suo anno da militare in una caserma. Il terzo romanzo s’intitola Rimini (1985) ed è un mosaico corale ambientato sulla riviera romagnola, un solare tentativo di scrivere un giallo. Oltre ai romanzi, portano la firma di Tondelli anche diverse raccolte (Un weekend postmoderno, Biglietti agli amici, Under 25), il testo teatrale Dinner Party e il soggetto del film Sabato italiano (1992), diretto da Luciano Manuzzi.

Tondelli scrive Camere Separate sulle soglie dei trent’anni, la sua scrittura è fortemente sentimentale, cioè legata al suo sentire profondo, alla sua esperienza autobiografica. Leo, il protagonista del romanzo – nonché alter-ego dell’autore – difende strenuamente il suo diritto alla solitudine, definendosi un pulsante cuore separato. “Separazione” è proprio la parola chiave del romanzo, declinata in forme sempre diverse, ora riferita agli oggetti (il letto separato, le camere separate), ora al corpo dell’autore: il romanzo, infatti, racconta della separazione di due uomini – Leo e Thomas – che hanno vissuto un’intensa storia d’amore. Il libro viene concepito come un’opera musicale divisa in tre movimenti: Verso il silenzio, Il mondo di Leo e Camere Separate, ossia il cuore del libro, dove la scrittura sembra farsi viva. Tondelli stesso dirà “Sono stato scritto dai miei libri e dalle circostanze”. C’è infine una Bonus Track, in cui il lettore entra nel dietro le quinte del romanzo, tra lettere personali dell’autore, confidenze ed elenchi di riferimenti che l’hanno portato alla pubblicazione del romanzo. In un appunto del 1988 riporta il suo interesse per le teorie psicanalitiche sulla separazione degli amanti e sulla fenomenologia dell’abbandono, studiati dal ricercatore russo Igor Alexander Caruso, che definiva la separazione come un’esperienza di morte, dove non muore solo l’altro che si allontana, ma si assiste alla propria morte nel cuore della persona amata. Tondelli era affascinato dall’analisi di Caruso, che esplorava la separazione tra amanti viventi attraverso la lente delle teorie dell’elaborazione del lutto. La situazione tipo presa in considerazione dal ricercatore e sviscerata in Camere Separate, è quella dove due individui, al culmine di una passione, sentono la necessità di separarsi, pur nella profonda coscienza di continuare ad amarsi. Alla separazione segue la solitudine.
Tra le letture più amate da Tondelli spicca A single man di Christopher Isherwood, più volte citato. Anche in questo romanzo, non a caso, tornano i temi dell’amore e del lutto: un uomo innamorato, il professore George Falconer, deve affrontare la morte del compagno Jim.
Il tema della solitudine attraversa Camere Separate su diversi piani. Da un lato c’è la solitudine esistenziale di Tondelli/Leo, parzialmente ricercata ma che è allo stesso tempo conseguenza di un mancato riconoscimento sociale della coppia omosessuale; dall’altro, una solitudine forzata dal lutto, dalla mancanza della persona amata. Il romanzo, infatti, inizia con Leo che deve affrontare la morte di Thomas, e nell’andare a ritroso attraverso numerosi flashback, veniamo a conoscenza della loro storia d’amore.
Nell’ultimo capitolo viene svelato il profondo significato del titolo, Camere separate: sono due parole, una formula linguistica in cui Tondelli racchiude il suo pensiero su come dovrebbe essere il rapporto tra due persone, ovvero una separazione in contiguità. Leo chiama in questo modo il suo amore con Thomas perché sapeva che la separazione era una forza costitutiva della loro relazione: il protagonista, come Pier Vittorio Tondelli, ha bisogno di uno spazio dove poter vivere la sua solitudine, pur continuando ad amare l’altro da lontano. I due amanti vivono insieme solo per brevi viaggi, per poi tornare a separarsi: si appartengono, ma non si possiedono mai totalmente, legati da un desiderio che, in questo modo, non si esaurisce e da un amore che non si concretizza mai in una relazione stabile. Lasciano il loro amore qua e là, uno è ospite dell’altro, la loro è una relazione che fluttua a seconda delle abitazioni e dei luoghi, nonostante questa precarietà si amano in un modo speciale. Scrive Tondelli in Appunti per la prima stesura: “Forse si amano da quel tremendo momento in cui hanno sentito l’impossibilità del loro amore. Si amano, ora, perché si sono già lasciati”.

La solitudine profonda che deriva dalla consapevolezza dell’impossibilità di unirsi per sempre a qualcun altro è anche al centro di Queer (1985), romanzo dello scrittore beat William Burroughs. Il recente adattamento cinematografico di Queer diretto da Luca Guadagnino (2024) invita a un confronto ancora più suggestivo tra le due opere: non a caso, il regista si è dichiarato un estimatore dell’opera di Tondelli, e ha espresso il desiderio di portare Camere Separate sul grande schermo. Alcune sequenze del film che sembrano dare vita proprio alle più belle pagine del romanzo di Tondelli.
Nel terzo movimento – Camere Separate – Leo e Thomas sono in viaggio a Barcellona. In una camera d’albergo, l’ennesima camera separata in cui i due vivono il loro amore pienamente, Tondelli scrive: “Leo avrebbe voluto baciarlo, ma preferì accarezzarlo con gli occhi”. Questa mancanza di contatto fisico, desiderato eppure sofferto, riecheggia in due meravigliose scene di Queer: nella prima, William Lee (Daniel Craig) e il suo amante Eugene Allerton (Drew Starkey) sono al cinema e le loro anime si staccano per un istante dal corpo per sfiorarsi; nella seconda, invece, i due uomini si trovano in una stanza d’albergo in Sud America, dove vivono il loro amore seguendo la logica delle Camere Separate, condividendo una stanza saltuariamente per poi allontanarsi. William Lee, in questa scena, fa scorrere la sua mano sul corpo di Eugene, senza tuttavia toccarlo.
William Lee e Leo sono entrambi scrittori tormentati: il loro rapporto con la scrittura è carnale e sofferto. Tra le due opere c’è però una grande differenza, il protagonista di Queer, al contrario del Leo di Tondelli, cerca disperatamente l'unione, non la separazione dal suo amante, un’unione spirituale e carnale che cerca di raggiungere con una droga esotica senza riuscirci. L’epilogo, tuttavia, è lo stesso: William Lee e Leo rimangono due pulsanti cuori separati.
E.C





Grazie!! Mi avete fatto voglia di leggerlo!!