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Pagine di controcultura: l’editoria underground italiana

Rubrica: Attivismo artistico


L’esperienza della stampa italiana underground ha una parabola di produzione che, seppur breve, risulta ricca di riviste controculturali innovative poi diventate le principali portavoce di un “altro mondo” fatto di poesia, rivendicazioni, libertà e indipendenza. 

Anche se inizialmente viene ispirata dai movimenti internazionali come il Dada e i Beat americani, la stampa underground italiana riesce a emergere portando alla luce delle riviste 100% Made in Italy, come Mondo Beat, Pianeta Fresco, Re Nudo, Oask?! ed Effe. 

L’editoria underground “si oppone intenzionalmente alla cultura tradizionale e ufficiale, utilizzando forme espressive e sistemi di diffusione e di produzione alternativi rispetto a quelli usuali” e trova, quindi, per definizione ‘terreno fertile’ per la sua diffusione proprio nel periodo tra il movimento del Sessantotto e quello del Sessantasette. Il contesto culturale della penisola è radicalmente mutato e le possibilità tecniche si sono sviluppate, dando vita ad un nuovo genere editoriale caratterizzato da una fortissima creatività e innovazione. Il suo punto di forza è  creare un prodotto tendenzialmente simile a quello mainstream, ma con l’obiettivo di dare spazio ad argomenti generalmente evitati dalle grandi testate. La distribuzione delle riviste di questo genere è del tutto autogestita, estremamente organizzata e capillare, capace di raggiungere un numero elevato di lettori in pochissimo tempo.  Sebbene il paragone possa sorgere spontaneo, le riviste letterarie dell’underground italiano avevano poco in comune con quelle americane, in quanto le prime intendevano affermare una propria identità, distinta e distante da quella della controparte d’oltreoceano. Le riviste italiane erano stampate su una carta spugnosa con l’uso di quello che spesso era l’unico ciclostile presente in redazione; quest’ultimo è stato il protagonista della controcultura italiana di quegli anni: un mezzo accessibile, facile da usare ed efficiente per la realizzazione di copertine, manifesti e volantini.



Quando si parla di editoria underground si fa riferimento ad una storia che ha come protagonistə chi nella società sta iniziando ad avere un ruolo e una nuova voce che prima non aveva: la generazione giovanile, che inizia a sentire il bisogno di imprimere sulla carta la rabbia e la battaglia ideale contro gli stereotipi di una società bigotta.

La storia inizia nel 1965, quando viene  pubblicata la prima edizione di On The Road, e a  partire da quell’anno si innescano una serie di eventi che alimentano il fuoco della ribellione. Nel 1966 nelle grandi città si diffonde il movimento Beat italiano - con un certo ritardo rispetto al corrispettivo americano ma non con meno fervore di cambiamento -  e trova voce in Mondo Beat, capostipite delle riviste underground della penisola che esce con il suo primo numero nell’autunno del ‘66.

Si tratta di un redazionale autogestito, autorganizzato, autofinanziato e autorizzato, nato con l’idea di andare incontro alle esigenze dellə ragazzə di quella generazione di esclusə che cercavano un mezzo attraverso il quale esprimersi e dal quale potessero sentirsi rappresentati. 

La parabola di vita di questo primo esemplare di rivista del dissenso è molto breve e finisce nel ‘67, ma la sua esistenza è stata di fondamentale importanza per la fondazione di altre riviste quali Re Nudo, Tazza da tè, Paria, Omicron, Quindici, Arcana, Provo e Movimento Beat, tutte accomunate da una solida componente politica di sinistra extra-parlamentare, da un certo gusto estetico basato sull’uso dei collages e da un linguaggio forte senza filtri né censure dove molti poeti rappresentanti la controcultura italiana trovarono spazio per i loro primi versi. 


La più celebre e longeva tra queste, ovvero Re Nudo, ha rappresentato una delle più significative espressioni della controcultura tra il movimento del Sessantotto e quello del Sessantasette: fondata a Milano nel 1970, viene pubblicata nel novembre di quell’anno come supplemento di Lotta Continua. In copertina era raffigurato un hippie sovrapposto al testo della favola I vestiti nuovi dell'imperatore di Andersen, conosciuta come la favola del Re nudo, da cui è tratto il nome della rivista. La qualità degli argomenti trattati nel corso del tempo è rappresentativa dei temi sociali, delle correnti culturali e delle linee ideologiche che si intersecano durante gli anni Settanta negli ambienti della controcultura, tempestivamente rilevati e discussi dalla rivista. La parte riservata alla politica nazionale, che riscuote particolare successo,  è dedicata alla controinformazione e alla denuncia delle istituzioni repressive, con particolare riferimento a carceri e manicomi, il tutto inserito all’interno di pagine dalla grafica innovativa, dirompente e coloratissima.



Un’altra pubblicazione fondamentale della cultura del dissenso è Effe, una rivista femminista che esce con il numero zero nel gennaio del 1973 e che continua la sua attività fino al 1982, con frequenza mensile. Dal 1974 si emancipa dall’editore Dedalo e la cooperativa assume un ruolo  gestionale, mentre dal 1975 appare sulla copertina il sottotitolo: Mensile femminista autogestito: sottoscrizioni e abbonamenti delle lettrici costituiscono la fonte fondamentale di finanziamento e garantiscono l’autonomia della pubblicazione.

La rivista, che già nel nome preannuncia la sua vocazione, vuole essere “la prima rivista femminista italiana, nata come rivista di attualità e cultura legata al movimento”.  Con un corpo redazionale totalmente al femminile, ricca di fotografie e immagini, Effe costituisce per anni un punto di riferimento essenziale per tutte le donne interessate al movimento, grazie alle inchieste sui vari aspetti dell’esistenza femminile, agli interventi sulle grandi questioni dell’aborto e della violenza sessuale insieme alla visibilità data alla produzione culturale delle donne. Eppure,  nonostante si tratti di una rivista molto acquistata, a minacciare la sua stabilità sono diversi fattori. Prima le trasformazioni del movimento nel passaggio tra gli anni Settanta e Ottanta, poi le difficoltà economiche nel mantenere in vita un periodico autogestito conducono alla trasformazione della veste tipografica e ad un tentativo di rilancio che però si tramuta nella chiusura della rivista.



“Un gruppo di presa di coscienza che si riuniva un paio di volte la settimana in quella che chiamavamo la ‘Sozzonière’ di Alma Sabatini, in Via delle Grotte a Roma. Eravamo uscite dal MLD, Movimento di Liberazione delle Donne allora confederato al Partito Radicale, nella tarda primavera del 1972, con Alma, Gabriella Parca, Alda Santangelo, Isa di Barbora, Viola Angelini. A noi si era unita Pat Smith, una pittrice americana che abitava accanto.

Redazione Effe

Una sera Gabriella Parca, giornalista che aveva raggiunto una certa notorietà con il libro ‘Le italiane si confessano’, ci annunciò di essere stata licenziata da Amica. Così una di noi – non ricordo chi – lanciò l’idea di una rivista ‘femminista’ sul tipo di Ms. Magazine, che era uscito negli Stati Uniti l’anno precedente. Poteva sembrare una impresa difficilissima ma in quella prima fase del movimento femminista l’entusiasmo era tale che niente ci sembrava impossibile. Incominciamo a lavorare al progetto.

Gabriella era comunque una giornalista tradizionale e per poter fare una rivista “‘vera” pensava di aver bisogno di ‘vere’ giornaliste. Le ‘femministe’ potevano fare da contorno, ma il nucleo della redazione doveva includere solo giornaliste ‘professioniste’. Si aggregarono a noi Adele Cambria che aveva già una storia nel giornalismo (e a lei si deve l’idea della testata), Vanna Vannuccini che lavorava all’Ansa e Danielle Lantin Turone, che collaborava per la Rai. La fotografa ufficiale era Agnese Di Donato. Poco dopo si unirono a noi le sorelle Francescato, Grazia, che muoveva i primi passi come pubblicista e Donata, fresca di studi americani, con un dottorato in psicologia. Sul fronte femminista vennero coinvolte Lara Foletti e Leslie Leonelli. Questo fu il gruppo che elaborò in pochi mesi il numero zero” 


Così racconta Daniela Colombo in ricordo della nascita della rivista nelle parole che si leggono sul sito internet https://efferivistafemminista.it/ dove è tutt’ oggi possibile trovare tutti i numeri della rivista grazie al progetto che ha portato alla creazione nel 2015 dell’archivio online.


La storia dell’editoria underground italiana è costellata da riviste che cercano di far luce sui desideri della generazione giovanile di un periodo di maggior fermento della storia italiana come gli anni Settanta. Quello che emerge è una volontà comune di cambiamento e ribellione nei confronti di schemi sociali prestabiliti e serrati, insieme a una generale necessità di libertà e riappropriazione di una voce ottenuta faticosamente.

b.b.

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