L'arte fluida di Kae Tempest
- Chiara Tommasi
- 28 gen
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 5 mar
Rubrica: Attivismo artistico
È il 2021 e la Biennale di Venezia attribuisce il Leone d’Argento per il Teatro alla “voce poetica più potente e innovativa emersa nella Spoken Word Poetry degli ultimi anni” che, mescolando versi e rime dal forte contenuto sociale, fonde con audacia elementi apparentemente inconciliabili: l'aulico e il basso, la rabbia e la tenerezza, i miti classici e il rap. Si tratta di Kae Esther Calvert – in arte Kae Tempest – artista, poetə e rapper britannicə, classe 1985.

Lo pseudonimo Tempest, in parte un omaggio a Shakespeare, riflette perfettamente il suo intento artistico: scatenare tempesta attraverso la parola. Per adempiere la sua visione, Kae si è servitə sin dagli esordi di ogni strumento espressivo a sua disposizione – rap, poesia, prosa, drammaturgia – ponendo sempre al centro della propria arte la dimensione performativa, cruciale per stabilire un legame autentico con il pubblico. “La connessione è collaborativa” scrive; “per avere significato, le parole devono essere lette.”
Proprio per questo le sue esibizioni dal vivo si trasformano in momenti di straordinaria intensità, alimentate da un’energia bruciante e inesauribile.
Il palco su cui l’artista muove i primi passi è, in realtà, un negozio di dischi. Kae, infatti, a 16 anni viene assuntə al Deal Real di Carnaby Street, dove ha la possibilità di entrare in contatto con una ricca tradizione musicale – dal punk, al lovers rock, al grime – che influenzerà radicalmente la sua produzione discografica. È proprio durante uno degli Open Mic organizzati dal negozio che Kae si esibisce per la prima volta come slam poet, catturando immediatamente l’attenzione del pubblico con la sua espressività unica.

Al Deal Real incontra, poco tempo dopo, Ferry Lawrenson e Archie Marsh, con i quali fonda la band Sound of Rum. Il successo del loro album di debutto Balance (2011) – una peculiare fusione tra hip hop e spoken word poetry – attira l’interesse della Big Dada, etichetta indipendente che decide di scritturare Kae come solista. Questa collaborazione porta, nel 2014, alla pubblicazione di Everybody Down, album che ottiene una nomination al Mercury Prize.
Il talento di Tempest si afferma, nel frattempo, anche in ambito letterario: nel 2013 il suo poema narrativo Brand New Ancients conquista il prestigioso Ted Hughes Prize, e l’anno successivo pubblica la sua prima raccolta poetica Hold Your Own, che riscuote un grande successo di pubblico e critica. La nomination come Next Generation Poet del 2014, titolo conferito soltanto una volta ogni dieci anni, lə consacra definitivamente sulla scena internazionale.
Dischi, poesie, pièce teatrali, un romanzo: la produzione artistica di Kae Tempest è vasta e variegata, in grado di fondere magistralmente la tradizione poetica degli antichi, il mito greco, l’eredità shakespeariana e la cultura hip hop. In questa sintesi, le sue personali esperienze di vita si intrecciano con la letteratura e la musica, dando voce alla rabbia, alle frustrazioni e alle speranze di un’intera generazione. L’artista cattura, infatti, con precisione chirurgica il disagio dei giovani, costretti a una corsa spasmodica verso l’accumulo e il successo, ma lasciati spesso allo sbando, in bilico tra grandi ambizioni e crude delusioni. Attraverso le sue opere, Tempest racconta una generazione che, pur dovendo essere protagonista del proprio tempo, si ritrova relegata ai margini, in un limbo dove i sogni si infrangono contro una realtà che non fa sconti.
I disagi che Kae racconta sono anche profondamente autobiografici; in particolare la fame per il successo e il radicato bisogno di affermarsi, forse per dimostrare il proprio valore, forse nel tentativo di colmare con denaro e riconoscimenti un vuoto ben più profondo. Per anni, infatti, Tempest ha vissuto un rapporto conflittuale con la fama, desiderando disperatamente i riflettori ma sentendosi, sotto di essi, profondamente a disagio.
Il 2018 segna un punto di non ritorno per l’artista: la candidatura ai Brit Awards come miglior artista donna porta alla superficie un’insoddisfazione sempre più pressante. Mentre la vittoria attira i giornalisti, e la stampa continua a riferirsi a ləi al femminile, quella maschera diventa insostenibile.
Ho cercato di essere ciò che pensavo gli altri volessero, per non rischiare il rifiuto. Questo nascondermi da me stessə mi ha portato a ogni tipo di difficoltà nella vita.
Se fino a quel momento era statə dispostə a sacrificare la sua autentica espressione identitaria per il bene della sua carriera, il lockdown del 2020 catalizza una decisione non più rimandabile: Kae emerge online con un nuovo nome e nuovi pronomi (it’s they/them, or he/him also works, recita un verso del brano Love Harder). Questo momento di rinascita viene coronato da un cambio di immagine radicale: il taglio dei suoi inconfondibili lunghi capelli ricci, documentato dagli intimi scatti di Wolfgang Tillmans, i primi a cui l’artista si concede in otto anni.
Kae Tempest nel servizio fotografico di Wolfgang Tillmans
Nel 2022, con l’album The Line is a Curve, Tempest abbraccia apertamente la propria identità di genere non binaria, esplorando attraverso i suoi testi il timore e al contempo il potere liberatorio di mostrarsi autenticamente attraverso la musica. L’album è costruito attorno a un brano, More Pressure, che interpreta la tensione a cui la comunità LGBTQIA+ è sottoposta come una “occasione di crescita, nuova resilienza, accettazione di sé. Dall’enorme pressione può nascere energia ad un altro livello” afferma Tempest. L’album si configura come un invito alla sua generazione ad arrendersi alla propria vera essenza, abbassando le difese. In particolare, la canzone These are the Days riflette sul percorso personale di coming out e sulla speranza di un futuro migliore attraverso il sostegno comunitario.
Il concetto di comunità, non a caso, permea profondamente la poetica di Kae Tempest, dal saggio On Connection, al romanzo The Brick that built the Houses, fino alle performance dal vivo. L’artista vede nell’arte e nella collettività una possibilità di salvezza, un modo per creare spazi di accoglienza e sostegno reciproco.
Contro chi accusa i giovani di isolamento e smarrimento, l’artista risponde invece che la possibilità di connessione e appartenenza esiste e resiste, ma richiede cura e impegno attivo da parte di tuttə. La condivisione artistica potrebbe essere il primo passo verso questa riscoperta del legame sociale, un modo meno traumatico di esplorare la propria identità e permettere agli altri di riconoscersi e sentirsi compresə.
“Capisco il mondo della creatività molto più di quanto capisca il mondo reale”, scrive Tempest. Una dichiarazione che racchiude l'essenza della sua arte: trasformare il disagio e la complessità dell'esistenza in energia creativa, gettando ponti tra persone attraverso la forza della parola.
Lettura bellissima e artista incredibile!